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Covid 19

Pregliasco a Fanpage.it: “Fontana sbaglia: non c’erano alternative al lockdown”

Il virologo Fabrizio Pregliasco risponde alle polemiche di chi, come il presidente lombardo Fontana, ha puntato il dito contro le misure restrittive introdotte del nuovo Dpcm del governo e soprattutto contro il lockdown imposto alla Lombardia: “Era necessario – spiega a Fanpage.it – si tratta di una decisione basata su criteri oggettivi. Le diverse zone? Fatte per differenziare ma anche in questo caso le Regioni non sono rimaste soddisfatte”.
A cura di Chiara Ammendola
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Il lockdown in Lombardia era necessario. Le parole di Fontana? Si tratta di una decisione basata su criteri oggettivi. A dirlo è il virologo e componente del Comitato tecnico scientifico lombardo Fabrizio Pregliasco che intervistato da Fanpage.it ha spiegato la necessità del nuovo Dpcm che ha imposto una ulteriore stretta sulle norme anti Covid dividendo l'Italia in diverse zone. "Le diverse zone servivano ad andare incontro alle esigenze delle singole regioni ma evidentemente anche così non è andato bene", ha commentato il virologo che ha annunciato che le prime risposte rispetto al lockdown in Lombardia non si avranno prima di 15 giorni ma la prospettiva al momento non è tra le più rosee: "Il risultato che speriamo di ottenere? Un abbassamento della curva per poter recuperare la capacità di contact tracing".

Da oggi la Lombardia è zona rossa dottor Pregliasco

Era necessario un Dpcm che desse una nuova stretta alla luce della situazione epidemiologica. È chiaro che questo lockdown è stato rintanato rispetto alla sostenibilità perché un lockdown dal punto di vista scientifico fosse stato più duro sarebbe stato meglio. Non c'è un manuale che ti dà risposte rispetto ai singoli interventi di lockdown: è un fatto che si basa su una valutazione di opportunità. Questo vedremo se avrà un effetto, è chiaro che è un effetto inferiore rispetto a un lockdown più restrittivo.

Quindi non c'erano alternative a questo lockdown? 

Ci voleva: bisognerà vedere tra 15 giorni i risultati, poi se fosse stato rosso o giallo è una discussione senza senso. Il concetto che viene dal Dpcm è "riduciamo i contatti". Ti infetti al ristorante sia la sera che a mezzogiorno, ma se chiudi anche a mezzogiorno riduci quella quota di contatti a rischio, perché ogni contatto va considerato a rischio. Il messaggio è a prescindere dal: sei nel rosso, nell'arancione o nel giallo. Il nemico è il virus, purtroppo tutti coloro che hanno attività economiche che vai a colpire hanno ragione rispetto alla sopravvivenza delle loro attività e del loro reddito.

E per quanto riguarda la polemica di Fontana in merito a una decisione basata su dati vecchi?

Questo metodologia tenta di essere obiettiva, con tutti i limiti che hanno, con una serie di aspetti che riguardano diffusione e resilienza del sistema. Ovviamente il parametro singolo sulla diffusività deve essere fatto su una mediazione di più giorni, perché il dato istantaneo è molto variabile e lo vediamo anche sui dati giornalieri. Ogni scelta è criticabile è vero, ma questa è stata una decisione politica presa sulla base di criteri che possono essere singolarmente opinabili.

Rispetto all'indice Rt vediamo dati diversi per Milano e per la Lombardia: ci sono province che chiedono maggiore libertà

È un approccio sbagliato: tutti dovremmo fare la cosa più dura. Alcune libertà sono concessioni e questo dobbiamo capirlo. Sarebbe stato difficile modulare e gestire una differenziazione interna. Anche da controllare. Milano è una città che si muove ancora. StamattinaC'erano negozi chiusi ma persone in strada e traffico di auto. Mi sembra chiaro che ognuno tira al massimo possibile della libertà.

Tra due settimane potremo già avere delle risposte?

È chiaro che non avremo un risultato eclatante: il risultato che speriamo di poter ottenere è un abbassamento della curva per poter recuperare la capacità di contact tracing che ora abbiamo perso.

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