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Poveri ridotti in schiavitù, costretti a chiedere l’elemosina e picchiati: due arresti a Milano

A Milano la polizia ha arrestato una donna di 65 anni e un uomo di 39 anni, madre e figlio, di origini bulgare, per il reato di riduzione in schiavitù. Gli agenti hanno scoperto che costringevano un gruppo di connazionali a chiedere l’elemosina, per poi privarli di tutto il denaro con botte, bastonate e minacce.
A cura di Simone Gorla
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Costringevano le loro vittime all'accattonaggio con i cani, obbligandole a chiedere l'elemosina con la minaccia di botte e bastonate, per poi prendersi tutto il denaro. A Milano la polizia di Stato ha fermato una donna di 65 anni e un uomo di 39 anni, madre e figlio, di origini bulgare, per il reato di riduzione in schiavitù.

Stranieri costretti a chiedere l'elemosina, minacciati e picchiati: arrestati madre e figlio

Il fermo è scattato nella giornata di giovedì 4 febbraio. I poliziotti del commissariato Monforte Vittoria osservavano già da una ventina di giorni un gruppo di sette stranieri di nazionalità bulgara che chiedevano l'elemosina, con cani al seguito, nei pressi di piazza Risorgimento e piazzale Dateo, dalle 8 di mattina alle 19. Dopo avere ricostruito le attività del gruppo, gli agenti hanno accompagnato tutti e sette gli uffici di via Poma e li hanno denunciati per maltrattamento di animali. I sette cani sono stati sequestrati e affidati al canile comunale.

Le vittime agganciate a Sofia e portate a Milano con l'inganno

Dagli accertamenti è emerso che la donna e il figlio erano a capo dell'intero sistema. Facevano arrivare i connazionali a Milano, dopo averli agganciati a Sofia, con la prospettiva di un guadagno, da dividere al 50 per cento, tramite l'accattonaggio. Una volta arrivati nel capoluogo lombardo, le vittime dei due aguzzini scoprivano che la situazione era ben diversa: privati di tutto il denaro e fatti dormire in una casa abbandonata in viale Molise, venivano picchiate con un bastone e costrette a chiedere l'elemosina vicino alle fermate della metropolitana. Madre e figlio, il cui fermo è stato convalidato dal pubblico ministero di turno, si trovano ora nel carcere di San Vittore.

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