Positivo all’hiv infetta l’ex, l’avvocato della donna: “Ha sospeso le cure, poteva evitare il contagio”
"Le condizioni di salute della donna sono stabili e sono pressoché normali". Lo precisa a Fanpage.it l'avvocato Alessandro Vezzoni, il legale che assiste la donna di 48 anni infettata dall'ex fidanzato positivo all'Hiv e all'epatite c. L'uomo, malato da dieci anni, aveva tenuto tutto nascosto alla sua compagna fino al febbraio del 2020 quando la donna aveva accompagnato il compagno in ospedale dopo che era rimasto vittima di un incidente stradale. La 48enne aveva letto la positività dell'uomo sulla cartella clinica dopo tre anni dall'inizio della loro relazione. Subito la donna si è sottoposta ad accertamenti medici: anche lei è risultata positiva sia al virus dell'Hiv che a quello dell'epatite c.
Si indaga su altre donne contagiate dall'uomo
Dalle indagini della Procura che sono durate un anno è emerso che l'uomo, un operaio di 50 anni, sapeva della sua condizione di salute da oltre dieci anni. Ma c'è di più: "L'uomo nei precedenti anni si è sottoposto alle cure di negativizzazione che impediscono la trasmissione del virus anche in caso di un rapporto sessuale non protetto. Ma durante gli anni in cui ha frequentato la mia assistita ha interrotto le cure", spiega a Fanpage.it l'avvocato Vezzoni. Ora si cerca di scoprire se l'uomo nel corso dei dieci anni ha infettato altre donne: "Quando sono state avviate le indagini – precisa Vezzoni – la Procura ha disposto il sequestro del telefonino dell'uomo e tramite le chat ha scoperto le altre relazioni dell'uomo precedenti a quella della mia assistita. Le donne sono state contattate e si sono sottoposte ai controlli medici. Per ora sul fascicolo della Procura risulta solo il caso di positività della mia cliente. Questo vuol dire che delle precedenti relazioni si stanno occupando altre Procure o che il 50enne solo da tre anni ha sospeso le cure". Ora l'uomo è stato denunciato a piede libero per lesioni gravissime dal momento che si tratta di un virus di cui non si guarisce. Se il giudice per l'udienza preliminare deciderà per il rinvio a giudizio rischia 12 anni di carcere.