Positivo alla variante inglese del Covid torna in Italia dalla Svizzera in treno e taxi: denunciato
Era consapevole di essere positivo al Coronavirus, per altro a una delle sue varianti più preoccupanti, quella inglese, ma ha deciso di tornare lo stesso dal luogo in cui stava lavorando, in Svizzera, al suo domicilio in provincia di Como. E per raggiungere la sua abitazione il protagonista della vicenda, un cameriere italiano di 30 anni, ha preso ben tre treni e un taxi, senza comunicare all'ignaro tassista il rischio a cui lo stava esponendo. Adesso l'uomo deve rispondere di "mancato rispetto delle misure di contenimento sanitario", reato punito con la reclusione dai 3 ai 18 mesi. Ma la sua posizione, stando a quanto appreso da Fanpage.it, potrebbe aggravarsi e potrebbe trovarsi a rispondere di epidemia colposa qualora dovessero emergere altri contagi derivanti dalla sua "fuga".
L'uomo lavorava come cameriere nella zona di Saint Moritz: è lì che si è contagiato
A denunciare l'uomo sono stati i carabinieri del comando provinciale di Como, che sono stati informati della sua partenza dalle autorità svizzere. Il cameriere lavorava infatti nella zona di Saint-Moritz, famosa località montana che negli scorsi giorni era finita al centro delle cronache per alcuni focolai di Coronavirus. L'uomo a quanto pare era impiegato in una struttura ricettiva in cui si sono verificati alcuni casi: la sua positività al virus era stata accertata due giorni fa e il cameriere sarebbe dovuto rimanere in quella struttura per la quarantena, ma ha deciso di violarla per tornare in Italia.
Il tassista che lo ha trasportato è già stato contattato dall'Ats
L'uomo non è residente in provincia di Como, ma nel Comasco possiede un'abitazione dove ha deciso di trascorrere la quarantena. È lì che i carabinieri lo hanno raggiunto dopo l'indicazione delle autorità elvetiche. Ai militari dell'Arma il 30enne ha confermato tutta la storia, spiegando di aver preso i tre convogli e il taxi ma di aver sempre indossato la mascherina durante i suoi spostamenti. L'ignaro tassista che lo ha trasportato è stato già contattato dall'Ats (Agenzia per la tutela della salute): la speranza è che, anche considerando le modalità di trasporto, non sia stato contagiato.