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Popillia japonica, il coleottero giapponese invade Milano e provincia: distrugge foglie e frutti

Come ogni estate, ormai dal 2014, il coleottero giapponese (nome scientifico: Popillia japonica) invade buona parte della Lombardia, distruggendo prati, foglie e frutti delle piante. L’insetto, originario del Giappone e scoperto per la prima volta in Europa nella Valle del Ticino, è classificato dall’Unione europea tra i primi 20 organismi nocivi da quarantena. Ecco come ci si può difendere.
A cura di Francesco Loiacono
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Il suo nome scientifico è Popillia japonica, ma comunemente è noto come coleottero o scarabeo giapponese. Tristemente noto, si potrebbe dire: perché da quando per la prima volta è stato rinvenuto in Europa, nella Valle del Ticino, tra Lombardia e Piemonte, il suo nome evoca tristi scene per chi possiede piante, prati o alberi da frutto. Infatti se in Giappone la Popillia viene tenuta sotto controllo dai nemici naturali della specie, non altrettanto si può dire in Italia e negli altri territori dove il coleottero giapponese si è diffuso e sta proliferando: "Per gli ingenti danni economici che può provocare è considerata dalla normativa fitosanitaria un organismo nocivo da quarantena", è scritto sul sito del Parco Ticino. E per l'Unione europea rientra addirittura tra le 20 specie più nocive.

La Lombardia ormai da anni fronteggia l'invasione di questi insetti, che si differenziano dal nostrano "maggiolino degli orti" per via dei 12 ciuffi di peli bianchi che circondano il dorso e compaiono dalla fine di maggio fino a settembre. Sono quasi cinquecento i Comuni infestati nelle province di Como, Lecco, Lodi, Monza e Brianza, Pavia, Varese e Milano. Nel capoluogo lombardo anche le piante del "Bosco verticale", i due grattacieli progettati dall'archistar Stefano Boeri, stanno facendo i conti con i danni che causa la Popillia, che lascia veri e propri buchi nelle foglie e nei frutti e porta alla morte delle piante. Quasi un terzo dell'intera Lombardia è infestata dal coleottero giapponese, il cui territorio di diffusione si estende con un raggio di dieci chilometri all'anno.

Per controllarne la diffusione in Lombardia si utilizzano due trappole

Tutte le autorità sono a conoscenza di questo problema e da anni il servizio fitosanitario di Regione Lombardia è attivo nel monitorare le popolazioni dell’insetto e controllarne la diffusione. Due al momento le tipologie di trappole utilizzate: quelle a cattura, costituite da barattoli gialli e verdi con speciali ali che attraggono e catturano un gran numero di adulti del coleottero e quelle costituite da una struttura formata da un treppiede ricoperto da una rete spruzzata con un prodotto insetticida. Si tratta però di misure di contenimento, più che di eradicazione, che non vanno tra l'altro usate dai privati perché il loro potere attrattivo è superiore alla capacità di cattura. Il rischio è che una trappola collocata all’interno di un orto o un giardino richiami molti più insetti di quelli catturabili e determini quindi danni ancora più ingenti.

Cosa possono fare i privati contro il coleottero giapponese

Cosa possono fare dunque i privati che vogliano difendere il proprio prato o le proprie piante? Si può optare per una o più tra queste alternative: o controllarli manualmente, facendo cadere i coleotteri in una bottiglia o in recipiente con acqua, preferibilmente la mattina o la sera quando gli insetti sono meno mobili. Oppure spruzzare sulle piante un prodotto a base di olio di neem, che ha funzione repellente per l’insetto. E infine si possono utilizzare reti anti-insetto.

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