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Poliziotto della stradale di Milano violenta la collega durante il turno: condannato

Un capoturno della polizia stradale di Milano è stato condannato per violenza sessuale nel turno di lavoro ai danni di una collega. La pena è di un anno e sei mesi, con 5mila euro di multa.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Un agente capoturno della Polizia stradale di Milano è stato condannato a un anno e sei mesi e al pagamento di una multa pari a 5mila euro per violenza sessuale ai danni di una collega. Una condanna arrivata con rito abbreviato, dopo che il poliziotto si è reso conto che né il giudice per le udienze preliminari Roberto Crepaldi né il pubblico ministero Pasquale Addesso avevano mai creduto ai suoi racconti.

La violenza durante il turno di lavoro

La violenza risale a qualche mese fa. I due colleghi, lei 27 anni lui 38, si erano ritrovati durante un turno di lavoro di notte in auto insieme. Fino a quel giorno c'era tra i due un normale rapporto di lavoro, si conoscevano ma non erano amici. Come raccontato dalla vittima, l'uomo a un certo punto ha iniziato a palpeggiare la collega che stava alla guida dell'auto di servizio. In quel momento lei lo ferma e cerca di sdrammatizzare l'accaduto. Sembra tutto finito, fino a quando il 38enne non ricomincia con maggiore insistenza. La palpeggia ancora, la costringe ad accostare e inizia a slacciarle la camicia e i pantaloni. La donna reagisce, riesce a uscire dall'auto e corre a denunciare l'accaduto.

Versioni non credibili

Al momento della convocazione il capoturno si difendeva dicendo: "È la sua parola contro la mia". Inoltre, nella sua prima versione dei fatti il poliziotto accusava la collega di essersi inventata tutto in modo da creare un'incompatibilità ambientale che le avrebbe favorito il trasferimento. Trasferimento che la donna non aveva mai chiesto e per il quale sarebbe stata sufficiente fare domanda. Gli inquirenti non credono al capoturno. Allora lui cambia versione: la vittima voleva una storia sentimentale, ma lui era sposato. Ecco perché si era inventata la storia della violenza sessuale. Un cambio che ha convinto il gup Crepaldi e il pm Addesso a condannarlo. La poliziotta è stata poi trasferita, mentre per il capoturno l'accusa aveva chiesto 3 anni, aggiungendo alla violenza l'abuso di autorità. Al momento della condanna si è, invece, tenuto conto dell'attenuante di minore gravità.

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