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Polemica a Milano sui manifesti della serie tv “Sex Education”. Fd’I e ProVita contro Sala

Si accende la polemica intorno ai manifesti della serie tv “Sex Education” di Netflix. L’associazione ProVita e la consigliera di Fratelli d’Italia, Barbara Mazzali, criticano le immagini che alludono agli organi genitali maschili e femminili sui cartelloni pubblicitari affissi in diverse fermate della metropolitana di Milano. Replicano i radicali: “È il momento di portare un normale dibattito su sesso e diritti”
A cura di Simona Buscaglia
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Uno dei cartelloni pubblicitari della serie tv "Sex Education" nelle metro di Milano
Uno dei cartelloni pubblicitari della serie tv "Sex Education" nelle metro di Milano

Stanno facendo discutere i manifesti nelle metropolitane milanesi della terza stagione della serie tv "Sex Education". Protagonista del racconto in onda su Netflix è Otis, uno studente di un liceo che, complice anche il fatto di essere il figlio di una famosa sessuologa, elargisce consigli sulla vita sessuale a tutta la scuola. I manifesti pubblicitari alludono, con varie immagini che vanno dalle ostriche ai fiori e alla frutta, alle forme dei genitali maschili e femminili. Tutto questo ha acceso il dibattito politico, soprattutto adesso, che il capoluogo lombardo è a poche settimane dalla scelta del prossimo sindaco della città. Non sono infatti mancati gli attacchi da parte di Barbara Mazzali, consigliera regionale lombarda di Fratelli d'Italia e dall'associazione ProVita, ai quali ha replicato Lorenzo Lipparini, candidato capolista della lista Milano radicale alle prossime elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.

Mazzali (Fd'I): L'educazione sessuale deve essere in capo alla famiglia

"Foto e scritte con chiare allusioni falliche e vaginali nella metropolitana di Milano". Questa la denuncia di Barbara Mazzali, consigliere regionale di Fratelli d'Italia e candidata al Comune di Milano. "Le immagini giocano su un'ambiguità, accompagnata dalla seguente scritta ‘Se la vediamo in forme diverse, è perché non ce n'è una sola. Ognuna è perfetta. Anche la tua' – ha aggiunto Mazzali – Tale frase, ogni volta, ricorre accanto a vari frutti che alludono alle forme delle parti intime maschili e femminili. Per l'amministrazione Sala è normale tutto questo? È accettabile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, bambini e ragazzini compresi? L'educazione sessuale deve essere in capo alla famiglia" ha concluso Mazzali. Dello stesso parere anche l'Associazione Pro Vita e Famiglia che in un messaggio sul suo sito internet ha scritto: "Al di là di ciò che è conveniente dire o meno, è indubbio come una ipersessualizzazione delle pubblicità e dei manifesti un problema lo pone; e non solo in termini di cattivo gusto, bensì proprio concettuali: è forse una ‘educazione sessuale', questa? Ha senso chiederselo, dato che la serie che questi manifesti promuovono si chiama appunto Sex Education. Ebbene, la risposta pare possa essere solo una, e cioè quella negativa. La già citata ipersessualizzazione – in questo caso veicolata con una genitalizzazione delle immagini – di educativo pare avere ben poco. A meno che, ovvio, non si consideri educativo l’abbattimento di ogni freno e di ogni criterio di decenza, ma in quel caso sarebbe bene intendersi, allora, su quale sia il senso della parola educazione".

Radicali: È il momento di portare un normale dibattito su sesso e diritti

Non si è fatta attendere la replica di Lorenzo Lipparini, candidato capolista della lista Milano radicale alle prossime elezioni amministrative: "Secondo Fratelli d'Italia e l'associazione Pro Vita e Famiglia bisognerebbe addirittura defiggere per contenuti osceni le affissioni che promuovono la nuova stagione della serie Sex Education di Netflix che da sola, e con risorse private, fa quello che dovrebbero fare le istituzioni: informare e sensibilizzare su temi rilevanti per la salute e il benessere delle persone come la sessualità. Invece che scandalizzarsi e proporre censure è il momento di portare un normale dibattito su sesso e diritti nelle istituzioni e nella società". "Questo uno degli obiettivi de La Milano Radicale, che propone di rafforzare i diritti delle persone Lgbtq, di riconoscere il sex work e di formare funzionari e decisori pubblici su queste tematiche. Per questo credo gioverebbe ripristinare la festività nazionale del 20 settembre e promuovere la visione della serie Netflix proprio tra gli scandalizzati perbenisti, che sono quelli che ne hanno più bisogno" ha concluso Lipparini.

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