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Più vaccini per le regioni ricche: perché le parole della Moratti sono sbagliate e pericolose

Fanno discutere le parole della neo assessora alla sanità della Regione Lombardia che ha chiesto più vaccini anti Covid-19 alle regioni che producono più Pil. Le ultime di una lunga serie di intemerate volte ad anteporre la crisi economica all’emergenza sanitaria, in spregio al diritto alla salute di ciascun cittadino sancito dalla nostra Costituzione.
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“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. È l’articolo 32 della Costituzione Italiana, e forse il neo assessore alla salute di Regione Lombardia Letizia Moratti, dovrebbe ricordarselo più di ogni altra cosa, nell’esercizio delle sue funzioni. Soprattutto, dovrebbe ricordarselo quando chiede più vaccini per le regioni con il Prodotto Interno Lordo più alto – cioè, per la sua Regione.

Basterebbe questo per rimandare al mittente la sua richiesta, che dovrebbe essere formalizzata domani nero su bianco in una lettera al ministro Arcuri. Ma forse due parole in più vanno spese se siamo ancora qua, a controbattere alle parole di chi pensa sia giusto che nel bel mezzo di una pandemia chi produce più ricchezza abbia diritti in più.

È da febbraio, dalla mancata zona rossa di Nembro e Alzano, che c’è chi prova ad anteporre l’emergenza economica a quella sanitaria. Lo fanno chiedendo di tenere aperti i territori e le imprese, nel nome di una presunta immunità di gregge, in spregio a ogni indice di contagio e a ogni studio ed esperienza che dimostra il contrario. Lo fanno chiedendo lockdown selettivi agli anziani non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese. Lo fanno parlando di virologi che “terrorizzano l’Italia”, salvo poi far scoppiare focolai nelle discoteche di loro proprietà. Lo fanno chiedendo di riaprire, “e se qualcuno morirà, pazienza”.

La Moratti – che non a caso è in prima linea nel contestare la nuova zona rossa lombarda – non è che l’ultima della fila secondo cui l’emergenza è economica, prima che sanitaria. Che la Lombardia debba ripartire per prima in quanto locomotiva economica del Paese. Che la scarsità di terapie intensive e di posti letto negli ospedali del centro Sud – sono bastati pochi focolai natalizi in Sicilia per far entrare l’isola sopra ogni soglia di allerta – non sia motivo più che valido per guardare con altrettanta, se non superiore attenzione a quei luoghi in cui il diritto alla salute è un po’ meno tutelato che nella ricca e prospera Lombardia.

E già che ci siamo, forse dovremmo ricordare anche a noi stessi, oltre a Letizia Moratti, che certi principi e certi diritti non evaporano ai confine nazionali, se ci si crede davvero. Giusto oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che in tutti i Paesi più poveri del mondo, sinora, sono state vaccinate solo 25 persone, contro le 39 milioni di persone vaccinate complessivamente nei 10 Paesi più ricchi del mondo – il 95% sul totale -, nel silenzio e nell’indifferenza di tutta l’opinione pubblica, da destra a sinistra.

Ecco, forse l’articolo 32 della Costituzione dovremmo ricordarcelo più spesso anche noi. Tutti noi.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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