“Pillole anticovid anche dal medico di base”: la proposta per ridurre la pressione sugli ospedali
Con la fine dello stato di emergenza dell'1 aprile, molte delle restrizioni previste dal governo per contenere il rischio di diffusione del Covid-19 si sono allentate. Il 90 per cento della popolazione italiana di età superiore ai 12 anni ha ricevuto il vaccino. Nonostante l'alta percentuale di vaccinati, le varianti del virus, hanno dimostrato come non bisogna sottovalutare i segnali di risalita della curva dei contagi. L'azienda farmaceutica americana Merck Sharp & Dohme prima e Pfizer poi, hanno presentato sul mercato tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022 un medicinale antivirale in grado di bloccare l'avanzata del virus dopo la comparsa dei primi sintomi.
Il consigliere De Rosa a Fanpage.it
Arrivato il via libera dall'Agenzia italiana del farmaco, gli ospedali lombardi hanno iniziato la somministrazione delle pillole in base alle richieste dei pazienti. "Con un percorso complesso che rischia di dilatare troppo i tempi", afferma a Fanpage.it Massimo De Rosa, consigliere regionale e componente del comitato nazionale per la Salute del Movimento Cinque Stelle: "Sappiamo che è la procedura standard, ma vogliamo proporre una soluzione alternativa che renda il Covid curabile come un'influenza". Lagevrio e Paxlovid sono i medicinali sviluppati dalle due case farmaceutiche statunitensi. Entrambi sono destinati alle persone che rientrano nella casistica prevista da Aifa, ovvero: "Tutte le persone con più patologie, che statisticamente sono le più anziane", spiega De Rosa.
La procedura standard
Al momento la procedura prevede che il paziente faccia richiesta al proprio medico di base di poter ricevere il farmaco. Il medico, a sua volta, segnala il caso a uno specialista ospedaliero (uno pneumologo, di solito), il quale scrive la prescrizione che permette al paziente di ritirare il farmaco alla farmacia ospedaliera. "È un percorso che rischia di dilatare i tempi, rendendo inutile il farmaco e facendo rischiare al paziente un aggravamento delle condizioni di salute", commenta De Rosa. Dai pochi dati disponibili, si nota come sia Lagevrio che Paxlovid siano efficaci se somministrati entro tre o al massimo cinque giorni dalla comparsa dei sintomi. "Chiediamo che anche i medici di famiglia possano prescrivere questi medicinali", continua De Rosa, "e che nel processo di distribuzione siano inserite anche le farmacie comunali".
Il testo presentato da De Rosa
Ridurre i tempi
L'interrogazione, rivolta all'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, è stata depositata l'1 aprile e si attende una risposta intorno ai 15 giorni. Essendo stati approvati dall'Aifa durante lo stato di emergenza, questi farmaci non possono essere prescritti dal medico di base. "Ora però l'emergenza è finita. Per mesi abbiamo sentito parlare di queste pillole, ma in pochi sono riusciti a provarle. Dobbiamo fare in modo che più persone ne abbiano accesso, in modo anche da verificare se sono veramente efficaci", dichiara De Rosa. "Inoltre", continua, "la Regione dovrebbe essere la prima interessata a uno snellimento delle procedure. C'è la possibilità di ridurre la pressione sugli ospedali pubblici, gestiti proprio dal Sistema sanitario regionale". Per le pillole di Merck Sharp & Dohme e di Pfizer non è richiesto alcun trattamento particolare per la loro conservazione, cosa che rende la loro gestione più facile rispetto ai vaccini che vanno conservati in frigoriferi speciali. "Hanno anche un tempi di produzione più basso, quindi se funzionano possiamo ordinarne di più e velocemente", osserva De Rosa che riguardo alla loro efficacia afferma come non siano disponibili i dati nemmeno della loro distribuzione sul territorio: "Essendo medicinali ancora in fase di sperimentazione, i numeri li ha a disposizione solo il Sistema sanitario regionale".