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Picchiavano le figlie perché non erano “brave musulmane”, i genitori e il figlio scappano dopo la condanna

A Brescia i genitori e il fratello di quattro ragazze sono stati condannati dalla Corte di Cassazione per maltrattamenti a cinque anni di reclusione: hanno picchiato le figlie perché non si comportavano come “brave musulmane”. I tre sono però spariti nel nulla.
A cura di Ilaria Quattrone
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A Brescia i genitori e il fratello di quattro ragazze sono stati condannati dalla Corte di Cassazione per maltrattamenti a cinque anni di reclusione. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, hanno picchiato le figlie perché non si comportavano come "brave musulmane". I tre sono però spariti nel nulla. Sarebbe già stato firmato il decreto di latitanza da parte del primo giudice che li ha condannati.

Dopo il caso di Giacomo Bozzoli, il 39enne condannato all'ergastolo che è stato latitante per undici giorni, il Tribunale e la Procura di Brescia devono fare i conti con una nuova fuga. A dare la notizia della fuga dei genitori e del ragazzo, tutti cittadini pakistani, è stato il quotidiano Il Giornale di Brescia. Le forze dell'ordine dopo la sentenza, si sono presentati nella casa dove la famiglia era residente. All'interno hanno però trovato un connazionale.

Le ricerche sono scattate immediatamente e sono estese sia in Italia che in Patria. I tre devono rispondere dell'accusa di maltrattamenti: hanno infatti colpito con schiaffi, pugni e tirate di capelli le quattro figlie perché "rifiutavano di studiare ogni giorno le sure del Corano e per obbligarle a indossare abiti tradizionali della cultura pakistana".

"Mi dissero che se non avessi fatto come loro avrei fatto la fine di Sana Cheema", aveva raccontato in un'udienza la sorella maggiore facendo riferimento alla ragazza pakistana che era stata uccisa proprio nel Bresciano dai familiari perché aveva rifiutato un matrimonio combinato.

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