Picchiano le figlie perché non sono brave musulmane: condannati padre, madre e fratello
La Corte d'Appello di Brescia ha confermato la condanna a cinque anni di carcere nei confronti del padre, madre e fratello di quattro ragazze pakistane che hanno subito maltrattamenti perché non erano "brave musulmane". Sulla base di quanto riportato dal quotidiano Il Giornale di Brescia, le giovani sarebbero state picchiate con schiaffi e pugni.
Le minacce alla figlia maggiore
Sembrerebbe che le quattro avrebbero rifiutato di studiare ogni giorno alcune parti del Corano: "Mi dissero che se non avessi fatto come loro avrei fatto la fine di Sana Cheema", ha raccontato la sorella maggiore facendo riferimento alla ragazza pakistana uccisa dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato.
La condanna della Corte d'Appello
Il Tribunale di Brescia ha condannato i genitori e il fratello delle quattro giovani a cinque anni di carcere e ieri, martedì 19 settembre, la Corte d'Appello ha confermato il verdetto. La difesa dei familiari aveva portato avanti la tesi secondo la quale bisognava fare riferimento alla "condizione culturale in cui sono avvenuti i fatti".
Hanno poi aggiunto: "Che queste ragazze non stessero bene è fuori discussione, ma perché cresciute in Italia ocn regole diverse da quelle dei genitori". Una tesi che, fortunatamente, non ha convinto i giudici.
La sentenza della Corte d'Appello è stata commentata al Giornale di Brescia dall'avvocata Beatrice Ferrari che difende le giovani: "É in linea con i dettami della nostra Costituzione e con quelli espressi dalla Cassazione, che specifica che il fattore culturale non può incidere sul dolo del reato di maltrattamenti".