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Perseguita l’ex compagno e dà fuoco alla sua auto: “Rivelerò la nostra relazione omosessuale”

Un uomo di 39 anni è finito in manette perché per mesi ha perseguitato l’ex compagno minacciandolo anche di morte e di rivelare la loro relazione alla famiglia islamica della vittima.
A cura di Giorgia Venturini
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Non accettava la fine della storia avuta con il suo ex compagno e durata pochi mesi. Da tempo lo minacciava di rivelare la loro relazione omosessuale alla famiglia islamica della vittima. Così ora è finito in manette un uomo di 39 anni originario del pakistan. Stando alle indagini dei carabinieri di Seregno, in provincia di Monza e Brianza, l'arrestato aveva dato fuoco la notte del 20 maggio scorso alla Jeep Cherokee all'abitazione dell'ex. I danni provocati ammontavano a 10mila euro. La vittima, un ragazzo di 29 anni, quella notte quando si è reso conto di quello che stava accadendo è stato colpito da un attacco di panico tanto da essere stato trasportato al pronto soccorso.

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Le violenze e le minacce di morte

Minacce e atti persecutori andavano avanti dallo scorso febbraio: l'arrestato chiedeva alla vittima somme di denaro per favori vari minacciandolo persino di morte. Tra le minacce anche quella di diffondere video intimi e rivelare alla famiglia del 29enne la loro relazione omosessuale, per cui la vittima era molto preoccupato soprattutto per i divieti imposti dalla religione islamica. E ancora: in un'altra occasione l'arrestato lo aveva aggredito danneggiandogli il cellulare e il parabrezza dell'auto. Gli atti persecutori sono stati poi sfociati nella massima violenza la notte di maggio.

L'incendio la notte di maggio

Secondo la ricostruzione di quella notte, l'uomo, travestendosi da donna, si sarebbe avvicinato all’abitazione dell’ex e avrebbe appiccato il fuoco sia in casa che all'auto. Una volta in casa avrebbe prelevato dall'armadio 10mila euro per poi lasciare una lettera intimidatoria facendo intendere la sua identità: aveva utilizzato un nomignolo con il quale in passato chiamava la vittima in via confidenziale. Dopo la denuncia il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto applicare la misura detentiva agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Successivamente si è deciso per la detenzione in carcere in attesa di un possibile avvio del processo.

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