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Perde il lavoro e si ritrova a vivere per strada: muore e i suoi concittadini gli pagano il funerale

Il clochard 66enne Giovanni Piccolo è morto in un incendio provocato dalla stufa che aveva acceso per scaldarsi. A Fanpage.it Don Franco ricorda quanto tutti a Pavia gli volevano bene, al punto che tanti si sono offerti di dare un contributo per il suo funerale.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Tutti a Pavia conoscevano Giovanni Piccolo. Originario di Voghera, fino a qualche anno fa lavorava come muratore. Poi, però, qualcosa non è andato come avrebbe dovuto e piano piano ha perso tutto. Il suo ultimo giaciglio lo aveva trovato lungo il Ticino, a San Lanfranco nella periferia ovest della città. Nella mattinata di venerdì 21 aprile è stato trovato senza vita, bruciato nell'incendio provocato da una stufa che aveva acceso per riscaldarsi. "Era una persona capace di toccare il cuore delle persone", racconta Don Franco Tassone a Fanpage.it, "stiamo preparando il funerale e tantissimi mi hanno chiesto di poter dare un contributo".

La privazione della patria potestà

Don Franco ora è parroco del Ss.mo Salvatore e della Chiesa del Sacro Cuore di Pavia, ma ha conosciuto Giovanni qualche anno fa, quando era responsabile della Casa dei Giovani. "Era un bravissimo muratore", ricorda. Oltre al lavoro, però, nel tempo ha dovuto subire anche la privazione della patria potestà da parte del Tribunale.

Giovanni aveva iniziato così, insieme alla sua compagna, a vivere nelle cabine dell'elettricità abbandonate o dove comunque riuscivano a trovare un riparo per la notte. In città si potevano vedere loro due andare in giro con un passeggino con una bambola dentro. "Non è stato facile per nessuno dei due accettare il fatto che gli avessero tolto un figlio", spiega il parroco.

Il rapporto con i commercianti e i cittadini

Non c'era, però, solo tristezza negli occhi di chi incontrava Giovanni per strada. I gestori dei bar ormai lo conoscevano e quando potevano gli offrivano una brioche. Lo stesso valeva per gli altri commercianti, anche per i fiorai. "Lui ti offriva la sua fraternità, la sua amicizia, il suo sguardo un po' impaurito", continua Don Franco secondo cui quella di offrirgli qualcosa era solo una scusa per entrare in contatto con quell'uomo in grado di toccare il cuore alle persone.

"Era un accumulatore seriale, riempiva i posti in cui andava con tutto quello che trovava in giro", spiega il parroco. Forse, infatti, anche questa sua caratteristica ha contribuito alla sua morte. Prima che la struttura dove aveva scelto di trascorrere la notte prendesse fuoco, il 66enne si era addormentato per i fumi che aveva inalato dalla stufa e che aveva riempito con qualunque cosa avesse a portata di mano.

Ormai è arrivato il momento di dire addio a Giovanni e ai suoi vestiti che si tagliava e ricuciva da solo. "La cosa che mi ha colpito tantissimo è che adesso che è morto tutti ricordano che passava da loro e quante chiese, quanti amici e quanti fratelli mi hanno chiesto di poter dare un contributo", commenta Don Franco che poi ammette: "Quando una persona ti tocca il cuore è più credibile di persone che magari parlano di amore tutto il giorno".

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