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Perché vietare la vendita di alcolici da asporto dopo le 12 non risolverà la movida violenta a Milano

L’intervista di Fanpage.it a Emiliano Bezzon, ex comandante della Polizia locale di Milano, sul decreto che dovrebbe imporre la chiusura dei dehors in Porta Venezia a mezzanotte e il divieto di vendita di alcolici da asporto.
Intervista a Emiliano Bezzon
Ex comandante della Polizia locale di Milano
A cura di Francesca Del Boca
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Immagine di repertorio
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Lo chiamano già "decreto Porta Venezia". È l'ordinanza contro la "mala movida" della zona di Porta Venezia a Milano, che il Comune intende far scattare da martedì 10 ottobre in poi: una misura che imporrebbe la chiusura anticipata dei dehors dei locali e il divieto di vendita di bevande e alimenti d’asporto dalla mezzanotte.

Una soluzione invocata a gran voce dai comitati dei residenti ma che potrebbe presto venire edulcorata, differenziando i limiti orari per l'esterno tra il fine settimana e gli altri giorni.

"Non penso che anticipare la chiusura dei locali sia la soluzione al problema", sostiene Emiliano Bezzon, ex comandante della Polizia locale di Milano. "Bisogna stare attenti a non spegnere i locali. Portano sicuramente delle criticità, sì, ma hanno potenzialità di tenere lontani problemi di natura ben peggiore".

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Secondo lei, è giusta l’ordinanza Porta Venezia, che anticipa la chiusura dell'esterno dei locali nella zona intorno al Lazzaretto a Milano?

Il tema della gestione dei locali è difficile da rinchiudere in una singola ordinanza. Senza contare le criticità che un'ordinanza può presentare.

Quali sono le criticità?

La prima è che le ordinanze scadono, si possono applicare per un periodo di tempo limitato: in questo caso, addirittura, sarebbe di un solo mese. Cosa si può risolvere così? Senza contare che al chiasso dei locali si sostituirebbe il chiasso autogenerato di chi comunque si ritrova nelle strade, portandosi dietro musica e alcolici. Lo dico per esperienza: ricordo bene il caso delle colonne di San Lorenzo. Poi c'è un altro tema più ampio.

Cioè?

Bisogna stare attenti a non spegnere i locali. Portano sicuramente alcune criticità, sì, ma hanno potenzialità di tenere lontani problemi di natura ben peggiore. Svuotare le vie della città è davvero la soluzione? Secondo me no.

Questa ordinanza non andrebbe emanata?

Se è una piccola parte della soluzione del problema, posso essere anche d'accordo. Vediamo. Magari, alla chiusura dei locali, sarebbe utile prevedere una vigilanza dell'area, almeno per i primi tempi. L'ordinanza è un pezzo di carta: l'importante è applicarla nel modo giusto.

I residenti, intanto, si lamentano a gran voce: la movida porta caos, risse, problemi. 

È vero. Ma la movida non si cancella con un colpo di spugna, e non è neanche giusto farlo: ipotizzare di spegnere tutto alle 10 di sera, come chiedono alcuni residenti, è irrealistico. Cosa diventerebbero le strade intorno al Lazzaretto senza i giovani che le vivono? Diventerebbero improvvisamente e finalmente isole felici? Non credo proprio: i territori che si liberano vengono subito occupati da altri gruppi. Questo fenomeno non va represso, va governato.

Quale allora la soluzione? 

Bisogna innanzitutto parlare di illuminazione e di occupazione positiva delle strade, non di svuotamento. È questa vigilanza attiva che tiene lontani lo spaccio di droga, la criminalità, la prostituzione, il pericolo e il degrado. Mi sembra più efficace quindi pensare a un patto locale tra amministratori e gestori di locali. È già stato fatto in passato per la zona dei Navigli, perché non ripeterlo?

Di che tipo di accordo si potrebbe trattare?

I gestori dei locali stessi, obbligati a chiudere gli spazi esterni a una certa ora, concorrevano con vigilanza privata alla sicurezza delle aree interessate. Il tutto alla presenza di polizia e carabinieri. Un sistema misto di sorveglianza concordata, insomma, che preveda servizi costanti di sicurezza nel quartiere.

Un altro criterio che la giunta starebbe valutando, infatti, sarebbe proprio questo: gli esercenti che si dotano di steward propri potrebbero beneficiare di orari prolungati rispetto agli altri, anche per i dehors.

È questo il meccanismo giusto: premiare chi tiene pulito, assume degli steward, controlla le strade.

Per i commercianti, però, sono tutti costi extra. Non rischiano di infuriarsi così?

Le misure imposte dall'alto hanno un peso. Quelle condivise tra i vari soggetti in gioco, dove ognuno fa la sua parte e ha un piccolo prezzo da pagare, hanno sicuramente tutta un'altra valenza. Bisogna sacrificarsi per fare l'interesse di tutti: come il residente sopporta la musica e il chiasso fino a una certa ora, anche il gestore del locale deve fare un piccolo sforzo. E l'amministrazione deve ricoprire questo ruolo faticoso di mediazione di interessi contrapposti, trovando infine la giusta sintesi.

Un altro provvedimento al vaglio della giunta è quello di intensificare i controlli da parte delle forze dell'ordine.

Bene, le forze dell'ordine sono necessarie. Nelle zone di movida ci possono essere macchine da rimuovere o che intralciano il rientro dei residenti, clienti ubriachi, persone da allontanare. Ma non basta. Ci vogliono innanzitutto politiche di prevenzione, azioni equilibrate e sinergiche con i gestori dei locali. È un lavoro che funziona se si hanno l'umiltà e la pazienza di vedere come andranno le cose.

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