Perché sono scoppiate le polemiche contro la decisione dei Comuni di intitolare le strade a Sergio Ramelli

Domani saranno cinquant’anni dalla morte di Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù aggredito a colpi di chiave inglese da esponenti di Avanguardia operaia, che morì dopo 47 giorni di agonia, il 29 aprile 1975. Come di consueto, sono previsti una serie di appuntamenti commemorativi in suo onore ai quali, però, quest’anno si aggiungono anche diverse manifestazioni per protestare contro la decisione di alcuni Comuni di intitolare piazze e vie al militante di FdG, "un simbolo pericoloso attraverso cui la destra neofascista vuole riscrivere la storia".
"Ramelli era un ragazzo di destra che certamente non meritava di morire. Il problema, infatti, non è la figura di Ramelli in quanto tale, ma il significato che ha assunto oggi", ha esordito a Fanpage.it Luca Stanzione, segretario generale della CGIL di Milano. "Oggi, lunedì 28 aprile, è il giorno in cui è morto Mussolini ed è evidente che la decisione del Comune di Sesto San Giovanni di voler intitolare lo slargo tra via Felice Cavallotti e Cadorna a Sergio Ramelli è una strumentalizzazione, un espediente attraverso cui la destra neofascista riscrive la toponomastica e, con lei, la storia del Paese".

Una decisione che, però, sembra essere in linea con il clima più generale che si respira in Italia negli ultimi tempi, per ultima la scelta di indire cinque giorni di lutto nazionale per i funerali di Papa Francesco (contro i tre che erano stati dichiarati per Giovanni Paolo II) che – secondo la sinistra – non sarebbe stato altro che un pretesto utilizzato dalla destra per depotenziare la ricorrenza del 25 aprile.
Dunque, a ottant’anni dalla Liberazione, l’impegno per la difesa dei valori antifascisti sembra essere più attuale che mai. "A pochi giorni dal 25 aprile, la destra ha cercato di costruire un momento alternativo equiparando la storia della Resistenza con la storia del fascismo come se potessero stare sullo stesso piano. Questo è inaccettabile ed è sotto gli occhi di tutti", ha rincarato Stanzione a Fanpage.it. "Basta guardare le immagini dei presidi che sono stati fatti negli ultimi anni, è evidente che c'è in campo una destra neofascista che fa il saluto romano e che attraverso la ricorrenze sta cercando di riscrivere il senso del passato".
In merito a una possibile rievocazione nostalgica, si è espresso anche il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha affermato che "chi parla di eventi odierni che ricordano un periodo passato" farebbe soltanto "una sorta di scimmiottamento", perché si tratta di "fuocherelli" rispetto a ciò che è stato. E, però, questi "fuocherelli", ogni anno sempre di più, fomentano sentimenti nostalgici e violenti che nulla hanno a che vedere con la presunta "pacificazione" che, secondo il Presidente, Ramelli desiderava.
Per questo, CGIL Milano, ANPI, Emergency, ARCI, e tante altre associazioni, forze sociali e politiche, hanno deciso di scendere in piazza per dare una risposta collettiva alle amministrazioni comunali che intendono dedicare le piazze a Sergio Ramelli. La prima manifestazione è prevista alle ore 18.30 di oggi, lunedì 28 aprile, in Piazza Resistenza a Sesto San Giovanni; la seconda sarà domani, martedì 29 aprile, sempre alle 18:30, questa volta in Via Mariani angolo Piazza Italia a Cinisello Balsamo. Due presidi antifascisti che hanno l'ambizione e l'obiettivo di "riaffermeranno la necessità di una memoria attiva" e, soprattutto, non distorta: "l'unico modo per ricordare davvero", ha concluso il segretario generale della CGIL di Milano.