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Perché ridurre gli Airbnb non è l’unica soluzione contro il caro affitti a Milano

L’intervista di Fanpage.it a Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra, sul tema del caro casa di Milano. “Non solo limiti a Airbnb, servono anche nuove politiche abitative pubbliche. Milano ha bisogno di più case da mettere a disposizione delle famiglie”
A cura di Francesca Del Boca
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Onorio Rosati
Onorio Rosati

Caro affitti a Milano? L'unico modo per contrastarlo, ormai, sembra essere quello di limitare gli affitti brevi su AirBnB e le altre piattaforme. Uno strumento senza dubbio efficace, su cui il sindaco Sala e l'assessore Maran stanno da tempo facendo pressing sul governo nazionale. Ma davvero può essere solo questo? Per Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra già candidato alla presidenza di Regione Lombardia nel 2018, se ne possono mettere in campo anche altri. Uno su tutti: l'edilizia pubblica. 

"Ci sono due questioni centrali. La prima è quella di aiutare le famiglie che sono sul mercato libero, che spendono circa il 40 per cento del proprio budget per le spese abitative", le sue parole a Fanpage.it. "La seconda, fondamentale e spesso dimenticata, è quella di trovare nuove politiche abitative pubbliche: servono più case da mettere a disposizione delle famiglie. Il tema del rifinanziamento dell'edilizia residenziale oggi è più centrale che mai".

Aiutare le famiglie sul mercato libero. Come si può fare?

Un punto centrale è proprio il fondo di sostegno in caso di morosità incolpevole, già previsto da Regione Lombardia: una proposta potrebbe essere quella di agevolarne l'accesso da parte dei cittadini. Teniamo in considerazione che la Lombardia, sul totale degli sfratti, ne conta ben 90 per sopraggiunta impossibilità a pagare il canone d'affitto per licenziamenti, problemi sul lavoro, lutti.

E poi?

Per quanto riguarda il mercato libero, è importante anche ridurre quella parte destinata agli affitti brevi e brevissimi. Solo a Milano sono circa 20mila: si tratta di appartamenti tolti alle famiglie, a chi ne ha bisogno. Solo così, allargando il mercato, potremmo calmierare davvero i canoni di locazione. Ma non basta. Serve altro.

Servono politiche pubbliche dall'alto? Cosa si può fare?

Attraverso nuove forme di finanziamento delle politiche dell'abitare, è fondamentale aumentare il patrimonio abitativo a disposizione delle famiglie. Ristrutturare gli alloggi Aler, riqualificare i siti di carattere impiegatizio o militare come l'Ospedale militare di Baggio, composto da più palazzine oggi inutilizzate. La vera questione di fondo, del resto, è sempre una.

Ovvero?

Come possiamo ridurre le diseguaglianze, che stanno aumentando sempre più? Come possiamo invertire la rotta, e non rendere Milano una città escludente? Questi devono essere i nostri temi. Una realtà come la nostra, oggi, vede ampliarsi la forbice sociale: Milano ormai non è per tutti. Le famiglie si stanno impoverendo, pur lavorando, e noi abbiamo il dovere di intervenire. Di dare loro una vita dignitosa, in grado di fronteggiare l'aumento dei costi della vita.

I fondi per affrontare queste proposte ci sono o vanno trovati? 

I fondi vanno cercati nel bilancio di Regione Lombardia e nel bilancio dello Stato. I milioni del Pnrr previsti per il diritto allo studio, ad esempio, possono essere indirizzati verso nuove residenze studentesche pubbliche. Sono scelte politiche, è solo questione di priorità. Non tassiamo gli extraprofitti delle imprese o i patrimoni ingenti, e poi non troviamo i soldi per dare una mano a chi è in difficoltà?

Tornando agli affitti brevi: quali regolamentazioni dovrebbero essere introdotte?

Attualmente non esiste nessun tipo di regolamentazione, non esiste nessun vincolo. Dovrebbero essere introdotte delle limitazioni forti. Non intendo certo arrivare agli estremi di New York, ma a un compresso che tuteli la collettività. E sono i soggetti pubblici a doversi preoccupare del fatto che vivere in città stia diventando sempre sempre più proibitivo. Non possiamo lasciare che Milano diventi una città da consumare solo per gli eventi, o da usare per lavorare e basta.

Quindi, che fare?

Innanzitutto abbiamo di recente presentato una mozione, con la firma di tutti i gruppi consiliari, in cui chiediamo al governo di attivarsi con il Ministero della Difesa per poter entrare in possesso di spazi vuoti e renderli così accessibili economicamente agli studenti. Il tema degli studentati, adesso, è cruciale. Non possiamo lasciare tutto in mano al mercato dell'affitto: i costi delle case sono esplosi, e non c'è un'offerta adeguata. Deve intervenire il pubblico, in dialogo con il privato, per garantire il diritto allo studio dei giovani.

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