Perché Renato Vallanzasca è uscito di galera anche se deve scontare 4 ergastoli
Tra pochissimi giorni l'ex boss della banda della Comasina, Renato Vallanzasca, potrà uscire dal carcere ed entrare in una struttura adeguata per i suoi problemi di salute a Padova. La decisione della scarcerazione (si pensa definitiva) arriva dopo 52 anni di detenzione. Negli ultimi anni però poteva contare sui permessi premio.
La scarcerazione è stata proposta da suo legale e ha visto l'appoggio anche della Procura Generale. Perché quindi è stata concessa? Soprattutto perché ora e non qualche anno fa? A spiegarlo a Fanpage.it è stato l'avvocato difensore Paolo Muzzi.
Come sta Renato Vallanzasca?
La situazione è molto seria: è peggiorato. L'istanza di differimento l'abbiamo presentata a luglio. In allegato c'erano i documenti redatti dai nostri consulenti. Il peggioramento è stato repentino. In soli due mesi siamo arrivati in udienza: soffre di un decadimento cognitivo. Abbiamo trovato una struttura adeguata.
Avevamo fatto richiesta ai giudici un anno fa. Questa è stata rigettata perché hanno sostenuto che le sue condizioni di salute non fossero così gravi come lo sono ora. Allora quindi non è stata riconosciuta l'incompatibilità. Ora invece sì.
Avvocato, quando vi incontrate, Vallanzasca la riconosce?
Sì, perché il mio volto ormai gli è familiare.
Quando uscirà dal carcere?
Per l'esecutività resta un passaggio burocratico. Serviranno alcuni giorni, non meno di dieci. Perché è necessario un passaggio con la Regione Veneto dove ci sarà la struttura che lo accoglierà. Lui sa già tutto: gli è stato notificato il provvedimento.
Una persona che ha vissuto così tanto tempo in carcere riuscirà a riorganizzarsi a in una struttura diversa?
Il suo è un caso limite. Andrà sicuramente in una struttura in cui le condizioni saranno migliori. Esisteranno regole e scadenze temporali che gli imporranno di essere seguito. Non penso avrà difficoltà.
Chi è la persona più vicina a Vallanzasca?
In questo momento è una persona che conosce da 18 anni: è lui il suo riferimento e diventerà l'amministratore di sostegno. Si tratta di un uomo che faceva il volontario nella stessa struttura dove lo faceva Vallanzesca. Lì hanno coltivato un rapporto di amicizia ed è un grande punto di riferimento per lui.
A differenza dei boss di mafia, Vallanzasca una volta fuori non ha più il suo gruppo criminale. Secondo lei è stato un fattore determinante per questa decisione? Perché non è arrivata prima?
Il cambio di contesto storico è stato valutato sicuramente. Non tanto in questa decisione, ma in quella di tre anni fa in cui avevano ammesso Vallanzasca al permesso premio: vuol dire che è stata riconosciuta l'assenza di pericolosità sociale. Si tratta del primo passaggio per uscire dal carcere. Anche nel provvedimento attuale non è stata riconosciuta la pericolosità: in questi tre anni ricordiamo che i permessi non sono stati bloccati per ragioni disciplinari, ma per un problema di salute che ora hanno portato alla decisione di scarcerarlo.