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Omicidio Carol Maltesi

Perché per la Procura vanno riconosciute la crudeltà e la premeditazione nell’omicidio di Carol Maltesi

La Procura di Busto Arsizio ha presentato ricorso contro la sentenza che condanna a 30 anni di carcere Davide Fontana, accusato dell’omicidio di Carol Maltesi. Per il pm devono essere riconosciute le aggravanti della crudeltà e della premeditazione.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra, titolare dell'indagine sull'omicidio di Carol Maltesi, ha presentato ricorso contro la sentenza che ha condannato a trent'anni di carcere Davide Fontana. Per la Procura sussistono gli elementi per far riconoscere sia l'aggravante della premeditazione che quella della crudeltà, entrambe escluse nella sentenza di primo grado. Per questo motivo, il magistrato chieda che l'ex bancario venga condannato all'ergastolo.

Perché nella sentenza di primo grado sono state escluse le aggravanti

In primo grado, infatti, la Procura aveva chiesto il riconoscimento dell'aggravante della crudeltà perché "Fontana, compiuto l'omicidio, voleva inoltre librarsi del cadavere definitivamente, distruggendolo". Per i giudici, invece, il bancario "cercava di nascondere in altro modo il decesso di Carol continuando a usare il suo smartphone e i suoi profili social. Tali condotte assorbono l’abbandono dei resti nella scarpata di Borno, perché voleva liberarsene e impedirne il ritrovamento".

Per quanto riguarda la premeditazione, invece, i giudici hanno escluso l'aggravante perché per loro l'omicidio è conseguenza del fatto che Fontana fosse geloso del nuovo fidanzato della 26enne e che "il delitto fu conseguenza di condotta voluta dall’imputato sorretta da dolo diretto se non da dolo intenzionale, ma non di premeditazione".

L'aggravante della crudeltà

Adesso nel ricorso presentato dalla Procura, i magistrati sostengono che è la reiterazione delle martellate a far sussistere l'aggravante della crudeltà. "Se la violenza dei colpi è stata tale da rendere immediatamente priva di coscienza la vittima, bisogna necessariamente concludere che già solo la reiterazione dei colpi basterebbe a farli ritenere ultronei rispetto all’evento morte e quindi espressivi di una maggiore crudeltà".

L’imputato ha inoltre ammesso di aver tagliato la gola alla 26enne per "evitarle ulteriori sofferenze, avendo visto il movimento involontario della gamba dopo la sequela dei colpi di martello inferti".

Questa affermazione, per il pm, dimostrerebbe come "l'azione omicidiaria abbia inferto alla vittima patimenti ulteriori e non necessari rispetto alla causazione dell’evento mortale".

L'aggravante della premeditazione

C'è poi l'aggravante della premeditazione. Per il pubblico ministero Fontana ha maturato l'idea di uccidere Maltesi già nei mesi precedenti l'omicidio. A novembre la vittima gli aveva rivelato di volersi trasferire in un'altra provincia: voleva vivere a Verona, per potersi avvicinare al figlio, per poi lavorare a Praga. Nel periodo natalizio i due avrebbero anche litigato per questo. Da escludere quindi la gelosia nei confronti del nuovo fidanzato della vittima. 

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