Perché non si sa ancora se Diana Pifferi sia stata narcotizzata prima di essere abbandonata dalla madre
Si cercano di aggiungere ulteriori tasselli nel caso di Diana Pifferi, la bimba di un anno e mezzo trovata morta in casa a Milano. Ad abbandonarla è stata la madre, Alessia Pifferi che l'ha lasciata sola per raggiungere il compagno in un paesino della provincia di Bergamo. La 37enne si trova in carcere e ieri si è recata, per la prima volta, in tribunale.
La donna rischia l'ergastolo e la sua posizione potrebbe essere ulteriormente aggravata qualora si scoprisse che alla bimba siano stati dati tranquillanti prima di essere lasciata sola nell'appartamento. Alcune settimane fa, i medici legali hanno chiesto altri trenta giorni di tempo per poter completare le loro relazioni.
La relazione sull'autopsia
Una decisione che, in casi come questi, è normale: "Quasi sempre l'esperto – spiega Luca D'Auria, legale di Pifferi a Fanpage.it – chiede di poter avere un termine di trenta-sessanta giorni per la sua relazione o eventualmente di novanta e di norma questo viene accordato. In questo caso, stupisce ancora meno considerato che ci sarà l'incidente probatorio sugli altri reperti come il biberon".
L'incidente probatorio per nominare gli esperti, che dovranno svolgere gli esami tossicologici sul biberon e che dovranno fare una comparazione tra il dna trovato sul beccuccio e quello della bimba, sarà il prossimo 14 ottobre.
Ovviamente anche per la difesa, la relazione autoptica è fondamentale e non solo per sciogliere il dubbio circa l'uso o meno di tranquillanti sulla bimba: "Oltre all'eventualità di trovare calmanti o altri farmaci, c'è un secondo tema – precisa ancora l'avvocato D'Auria – che è quello della ricerca di residui di altro tipo. Alcuni mesi fa, si è fatto riferimento a materiale che lasciava pensare che la piccola avesse morso un cuscino".
Ancora dubbi sulla data della morte
Sempre grazie al lavoro svolto dal medico legale, si potrebbe avere anche una risposta circa la data della morte: "Sarà importante capire se sarà possibile individuare quando sia avvenuta la morte in relazione allo stato del cadavere della bambina".
Ieri, per la prima volta, Alessia Pifferi è entrata in tribunale: con uno sguardo smarrito e intimorito, si è fatta strada tra i giornalisti. I suoi avvocati hanno ribadito che la donna è emotivamente sconfortata: "All'inizio lei era in una sorta di bolla – raccontato D'Auria – completamente avulsa dalla realtà. Poi ha avuto un periodo di ripresa. L'ultima volta che l'ho vista, prima dell'udienza, era piuttosto affranta anche per la sua condizione carceraria".
"È una persona molto allergica e alcuni prodotti che utilizza in carcere, le fanno allergia. Questo, unito all'isolamento e al fatto che sia sorvegliata a vista, influenzano il suo stato d'animo. Ha scritto molto, mette insieme i suoi pensieri, pensa sempre alla figlia, però indubbiamente ha uno stato emotivo molto basso".