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Perché Mirto Milani ha confessato l’omicidio di Laura Ziliani e così ha distrutto il trio criminale

Silvia Zani ha riversato tutta la sua rabbia nelle lettere indirizzate a Mirto Milani, che ha confessato per primo al suo compagno di cella l’omicidio di Laura Ziliani.
A cura di Anna Vagli
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Mirto Milani si è trasformato nel vero ago della bilancia per la risoluzione, processualmente parlando, dell'omicidio di Laura Ziliani. Dopo aver rotto il tacito patto stipulato con le sorelle Zani, infatti, la confessione resa al compagno di cella è ormai destinata a ricoprire un ruolo decisivo per tutto l’andamento giudiziario.

E di ciò ne è stata consapevole fin da subito anche Silvia.  Che, proprio appresa la notizia delle confidenze rilasciate da Mirto, ha iniziato a scrivere lettere colme di odio nei suoi confronti. "Non sai che cosa ti farei", recita una di queste.

E, in effetti, dopo un anno di silenzio e di fronte comune, nessuno si aspettava che a distruggere il sodalizio diabolico fosse proprio colui che è stato considerato sin da subito il deus ex machina dell'azione criminale.

Perché Mirto ha infranto l’accordo

In dinamiche di questo tipo non c’è da stupirsi. Al contrario, si tratta di questioni preventivabili. Quando ci si interfaccia con strategie criminali azionate da più di un componente, nella quasi totalità dei casi c’è qualcuno che rompe l’ingranaggio.

O perché il soggetto in questione è l’anello debole. In questo caso, è ben vero che la responsabilità di un delitto è spalmata su più persone, ma tra queste c’è sempre qualcuno che ha contribuito perché indotto a farlo o spinto da un movente meno forte da quello che spingeva gli altri.

Oppure perché la persona che decide di parlare pensa ad auto salvaguardarsi in termini di pena. Ma c'è anche una terza opzione, che sembra essere la più calzante per quel che attiene la confessione di Mirto.

Il regime di detenzione carceraria, la lontananza dagli altri componenti del trio, i ricordi sbiaditi circa le motivazioni di quanto commesso portano frequentemente a svuotare di significato quelle che, per mesi, avevano rappresentato motivazioni pregnanti.

Del resto, si parla di sopravvivenza, anche in termini criminali. Forse è brutale metterlo nero su bianco, ma Laura non aveva alcun legame di sangue con Mirto e questo ha sicuramente influito anche rispetto alle modalità con le quali il giovane, rispetto alle due sorelle, ha acquisito contezza di quanto commesso.

In questo senso, le confidenze in carcere rese da Mirto hanno spezzato il piano successivo, sicuramente in origine non contemplato, ma relativo alla gestione della vicenda una volta che fossero sorti sospetti, divenuti poi prove, a loro carico.

Gli insulti di Silvia Zani

Dopo aver appreso la notizia della confidenza resa in carcere da Mirto, Silvia Zani ha iniziato a scrivere lettere cariche di odio proprio indirizzate all'ex amante. Manifestando la stessa ira che aveva riversato sulla madre Laura Ziliani durante la commissione dell’omicidio. Quando, per sua stessa ammissione, aveva colpito l’ex vigilessa di Temù con un pugno “perché la costringeva a fare cose che non avrebbe voluto fare”. Rovinandole, così, la vita.

Non dovrebbe stupirci, in verità, l’atteggiamento assunto in questa nuova dimensione da Silvia. Dal momento che, con la sorella Paola, avevano fin da subito maturato un distacco emotivo rispetto a quanto commesso.

E lo avevano fatto mentendo non solo con le parole, ma anche utilizzando il linguaggio e le espressioni del corpo. Silvia e Paola concepivano Laura come uno strumento per soddisfare i propri personali bisogni consumistici e di matrice egoistica. Dove sta la differenza? C’è un divario emozionale rispetto ai momenti nei quali progettavano l’omicidio.

Difatti, adesso non incarnano più le vesti di donne succubi e animate da un profondo stato di riverenza nei confronti dell’uomo che si dividevano anche sessualmente, Mirto Milani. La posta in gioco, dopo essere state scoperte, è risultata assai più alta. Dato che ha assunto i connotati dell’ergastolo.  E proprio la paura di quest’ultimo ha indotto Silvia a scrivere di getto quelle lettere colme di odio nei confronti del suo complice.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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