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Perché Marco Venturi non è in carcere nonostante la condanna per la morte della ex Carlotta Benusiglio

Marco Venturi non andrà in carcere nonostante la condanna a sei anni per per “morte in conseguenza di altro reato” e per lesioni e stalking. Pronto il ricorso in Appello.
A cura di Giorgia Venturini
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Il luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Carlotta Benusiglio a Milano, in piazza Napoli
Il luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Carlotta Benusiglio a Milano, in piazza Napoli

Non si apriranno le porte del carcere per Marco Venturi: l'ex fidanzato di Carlotta Benusiglio è stato condannato ieri mercoledì 8 giugno in primo grado a sei anni per "morte in conseguenza di altro reato" e per lesioni e stalking. La pena però non è esecutiva, per questo Venturi resta ora a piede libero. I suoi avvocati, Andrea Belotti e Veronica Rasoli, hanno già precisato che faranno ricorso in Appello. Si attende così il terzo grado di giudizio prima di decidere per una possibile carcerazione. La prima sentenza arriva sei anni dopo la morte di Carlotta, trovata impiccata a un albero di piazza Napoli a Milano.

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Le indagini e la condanna

Durante tutte le udienze, ma anche durante tutte le indagini, gli investigatori e inquirenti hanno cercato di chiedersi se sia stato Venturi a uccidere Carlotta oppure se la ragazza si sia suicidata. Nelle fasi del processo con rito abbreviato il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 30 anni per omicidio. Ieri il giudice ha riconosciuto non l'omicidio ma il coinvolgimento dell'imputato nella morte della donna. Così come i precedenti reati di lesioni e stalking: l'accusa ha sempre sostenuto che "Venturi – secondo quanto Fanpage.it ha potuto leggere dalle carte – molestava la ex con telefonate e messaggi telefonici anche in orari notturni. Si recava ripetutamente sotto l'abitazione della stessa appostandosi per incontrarla e spiarne gli spostamenti, anche di notte; l'aggrediva sia verbalmente che fisicamente e la minacciava". Nel 2015 Carlotta a causa delle percosse ha avuto un trauma cranico.

Le parole della famiglia di Carlotta dopo la sentenza

Ieri appena dopo la sentenza la famiglia di Carlotta ha parlato ai giornalisti dicendo di essere felici della sentenza. "Sei anni non sono tanti ma quello che volevamo era ridare dignità a mia sorella e oggi è stato così. Per cui non posso far altro che essere felice. Credevo nella giustizia e non mi sono sbagliata", precisa la sorella Giorgia. Lo stesso lo sottolinea anche la madre Giovanna Palazzi: "Sei anni sono pochi, ma non mi interessa. L'importante è che hanno stabilito che era lui, che era quello che sapevamo. Poi non mi interessa se fa un anno, due, tre o venti. Non sono cattiva dentro".

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