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Il caso di Giovanna Pedretti

Perché la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sul suicidio della ristoratrice Giovanna Pedretti

Secondo la procura, “nessuno dei comportamenti tenuti da terzi è in alcun modo quantificabile come fatto penalmente rilevante”. Per questo ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per istigazione al suicidio sulla morta di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo lodigiano.
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Giovanna Pedretti
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Nella giornata di ieri, sabato 4 maggio, la Procura della Repubblica di Lodi ha fatto sapere di aver chiesto l'archiviazione del fascicolo sul suicidio di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo lodigiano che si è tolta la vita lo scorso 14 gennaio in seguito a una polemica nata su una recensione, poi ritenuta "non genuina" del suo ristorante. Perché ora i magistrati lodigiano hanno deciso di archiviare l'indagine?

L'indagine sul suicidio di Giovanna Pedretti

L'indagine sul suicidio di Giovanna Pedretti era partita due giorni dopo il ritrovamento del cadavere. L'ipotesi di reato era quella di istigazione al suicidio. I magistrati, guidati dal Procuratore facente funzioni Maurizio Romanelli, volevano infatti verificare se le polemiche nate sui social e in televisione, in seguito alla diffusione di una recensione sul suo ristorante, avessero in qualche modo contribuito alla drammatica scelta  della ristoratrice.

Immediatamente è stata disposta l'autopsia sul corpo della donna, poi le indagini si sono concentrate soprattutto sui suoi dispositivi elettronici: pc, tablet e smartphone. In particolare gli inquirenti hanno profuso molti sforzi nel tentativo di recuperare la memoria del secondo telefono della donna, trovato nel giubbotto che indossava al momento del suicidio e che era rimasto gravemente danneggiato dall'acqua. Il corpo della donna era infatti stato trovato nel fiume Lambro e il decesso risulta avvenuto per annegamento.

Durante le indagini per istigazione al suicidio era emerso che la ristoratrice era stata sentita anche dai carabinieri per quella recensione, in quanto gli stessi militari volevano ricostruire se fosse vera o inventata dalla donna per non precisati motivi.

La richiesta di archiviazione della Procura di Lodi

ieri, però, è la stessa procura di Lodi ad aver chiesto l'archiviazione del fascicolo, perché – si legge in una nota – "per insussistenza di fatti penalmente rilevanti e per l'insussistenza di altre ipotesi di reato". Questo vuol dire che dalla indagini è emerso che nessuna delle critiche, talvolta anche molto dure nei confronti della ristoratrice, può essere ritenuta tale da aver indotto il suicidio. Ovviamente per quanto riguarda il profilo penalistico.

Infatti la Procura scrive: "Nessuno dei comportamenti tenuti da terzi, intervenuti a vario titolo nella presente vicenda, è in alcun modo quantificabile come fatto penalmente rilevante riconducibile alle ipotesi di determinazione al suicidio, rafforzamento del proposito di suicidio o agevolazione".

Ora la parola spetterà al Giudice per le indagini preliminare che potrà accogliere la richiesta di archiviazione o, qualora non concordi con la stessa, chiedere ai magistrati inquirenti ulteriori indagini. Nel frattempo la famiglia di Giovanna Pedretti potrebbe decidere di opporsi alla richiesta di archiviazione. La figlia della ristoratrice, poco dopo il drammatico fatto, aveva infatti scritto: "Mia mamma massacrata, accanirsi è pericoloso”. E anche il marito aveva raccontato: "Giovanna era ossessionata dagli haters".

Ma questo non vuole per forza dire che intendano opporsi alla richiesta di archiviazione. Intanto ha riaperto la loro pizzeria a Sant'Angelo lodigiano, anche se il titolare fa sapere che per i primi tempi sarà garantito soltanto il servizio d'asporto.

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