Perché la Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul suicidio di Davide Paitoni
La Procura di Milano apre un fascicolo sul suicidio in carcere di Davide Paitoni, l'uomo che a gennaio aveva ucciso il figlio di sette anni e accoltellato l'ex moglie. Motivazione? La verifica di eventuali responsabilità su questa morte avvenuta nella casa circondariale di San Vittore a Milano, dove il quarantenne era detenuto. Poteva essere evitata?
È emerso infatti che da qualche tempo Davide Paitoni presentava grossi problemi psichiatrici. Difficoltà ad aprirsi con il suo legale, comportamenti strani. Al punto che il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Battarino già il 4 gennaio aveva raccomandato ai vertici della casa circondariale di Varese di approntare le misure necessarie per prevenire possibili gesti autolesionisti del detenuto.
Niente da fare. L'autopsia chiarirà presto le circostanze del decesso, ma dalle prime ricostruzioni pare che Davide Paitoni sia morto per soffocamento, nella solitudine sua cella. Qui è stato trovato sotto le lenzuola, con un cerotto sigillato intorno al naso.
Il biglietto al compagno di cella
Uno degli ultimi gesti, prima di compiere quello estremo. Un biglietto lasciato al proprio compagno di cella (poi trasferito dopo un tampone positivo), in cui l'uomo dava sfogo a tutto il suo dolore e al pentimento per l'omicidio del figlio Daniele, sette anni, sgozzato con un fendente dopo essere stato imbavagliato con un fazzoletto in bocca. Un campanello d'allarme, che ha preannunciato la tragedia imminente.
I suicidi in carcere
"La situazione della Psichiatria nelle carceri milanesi è tragica. Non è un caso che proprio in questi giorni Regione Lombardia abbia approvato una delibera relativa a un piano per la prevenzione dei suicidi in carcere", ha commentato Francesco Maisto, Garante dei detenuti del Comune di Milano. "Quando arrivano soggetti del genere è necessario che vi siano più risorse umane".