Perché la Procura di Milano dice che va annullato il riconoscimento dei figli di coppie Lgbt
Lo scorso 23 giugno il Tribunale Civile aveva ritenuto inammissibile la richiesta di annullamento, presentata dalla procura, della trascrizione degli atti di nascita dei bimbi di tre coppie omogenitoriali femminili nati all'estero. Nella giornata di ieri, giovedì 29 giugno, la Procura ha depositato il ricorso in Corte d'Appello. Ad avanzarlo è stata la pubblico ministero Rossana Guareschi.
Cosa dice il ricorso della Procura di Milano
Il ricorso si basa su una sentenza del 2019 emessa dalla Corte Costituzionale. All'interno di questa è sostenuto il principio secondo cui "allo stato nel nostro ordinamento "è escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sesso". Sulla base di questi principi "dettati a partire dal 2019 dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità", la trascrizione degli atti di nascita possono essere annullati.
C'è poi un riferimento alla sentenza del 2021, sempre della Corte Costituzionale, che ribadisce come gli articoli 8 e 9 della legge numero 40/2004 e l'articolo 250 comma 4 "non consentono al bambino nato nell'ambito di un progetto di procreazione medicalmente assistita eterologa praticata da una coppia dello stesso sesso (femminile), l'attribuzione dello status di figlio riconosciuto anche da parte della madre intenzionale che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa".
Cosa dice la sentenza dei giudici di Milano
Nella sentenza i giudici dell'ottava sezione civile hanno sostenuto che l'Anagrafe può rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio ma "una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato". Per il tribunale quindi non si può ricorrere all'annullamento, salvo che con una procedura speciale. Si tratta del modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per la rimozione dello status di figlio.
Una procedura che però non può essere attivata dalla Procura. Nei prossimi giorni il tribunale deciderà per un altro caso di procreazione assistita all'estero. Nel frattempo i due papà che, settimana scorsa, hanno visto stralciata la posizione del genitore intenzionale (non biologico) dall'atto di nascita potrebbero intraprendere la strada dell'adozione.