Perché la morte di Giorgio Medaglia, trovato annegato nel fiume Adda, potrebbe restare per sempre un mistero
Giovedì 7 settembre si svolgerà una nuova udienza relativa al caso di Giorgio Medaglia, l'uomo di 34 anni scomparso il 28 giugno 2020 da Lodi che è stato trovato morto a inizio luglio nel fiume Adda. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lodi dovrà infatti deciderà se disporre l'archiviazione o accettare la richiesta di opposizione presentata dalla madre del ragazzo.
Giovedì il giudice deciderà se archiviare o meno
All'epoca la Procura aveva deciso di aprire un fascicolo contro ignoti. L'accusa era di istigazione al suicidio. Sul suo cadavere, infatti, non erano stati trovati segni di violenza. Gli inquirenti avevano poi deciso di presentare richiesta di archiviazione, alla quale si è opposta la famiglia. Il giudice aveva così deciso di disporre nuovi accertamenti. Giovedì arriverà la decisione del gip.
I dubbi ancora da sciogliere
La madre del ragazzo ha sempre chiesto che venisse fatta luce sulla morte del figlio. Per la donna, ci sono diversi dubbi e nodi da sciogliere. Il primo aspetto riguarda proprio la causa della morte. Il 34enne è morto per un'asfissia acuta da annegamento. Medaglia, però, aveva paura dell'acqua quindi sarà fondamentale comprendere perché si sia tuffato nel fiume.
Il secondo dubbio riguarda i livelli di alcol trovati nel sangue di Giorgio: l'uomo, infatti, non ha mai consumato bevande alcoliche. Come mai ne aveva assunte proprio quella sera? Un altro aspetto riguarda anche il luogo in cui è stato rinvenuto il motorino del ragazzo: lo scooter, infatti, era molto lontano rispetto al fiume Adda. Come ha fatto, considerato le sue condizioni alterate dall'alcol, ad arrivare lì da solo?
Infine l'ultimo elemento riguarda gli abiti con cui è stato trovato: quei vestiti, infatti, non erano i suoi.