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Perché la moglie di Alberto Genovese può andare a trovarlo in carcere quando vuole, senza aspettare i colloqui

La moglie di Alberto Genovese ha lasciato il suo precedente lavoro e da aprile fa la pratica da avvocato nello studio che difende il marito: così non deve rispettare le stesse regole dei familiari degli altri detenuti.
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Alberto Genovese, l'imprenditore condannato a 6 anni, 11 mesi e 11 giorni di reclusione per aver violentato due ragazze, è detenuto nel carcere di Bollate, dopo che il Tribunale di sorveglianza di Milano ha rigettato la richiesta di affidamento a una comunità di recupero dove avrebbe dovuto proseguire le cure per la disintossicazione dalla cocaina. Ma, grazie a un cavillo, potrà vedere la donna con cui si è sposato lo scorso maggio ogni volta che vuole, senza aspettare i giorni previsti per i colloqui fra familiari e detenuti.

La moglie di Genovese praticante avvocato

Sul sito del carcere di Bollate, dove è detenuto Alberto Genovese, si legge che "a ogni detenuto è consentito effettuare fino a sei (6) ore di colloquio al mese", ovviamente secondo un calendario suddiviso in base al settore a cui è affidato il condannato. Inoltre "è necessaria la prenotazione tramite calendarizzazione", da effettuare telefonicamente o tramite il totem all'ingresso dell'istituto penitenziario.

Cosa diversa è, ovviamente, per gli avvocati, a cui "l’accesso è consentito dal lunedì al venerdì dalle ore 08:30 alle ore 14:00 (fine colloquio entro le ore 14:30) e sabato dalle ore 08:30 alle ore 13:00 (fine colloquio entro le ore 13:30)". Ma anche la prenotazione per loro è molto più semplice: "Il colloquio con il proprio assistito – si legge sempre sul sito del carcere – può essere effettuato con prenotazione che deve avvenire tramite telefonata al numero 02/382067000 (centralino), da effettuarsi nella stessa giornata in cui si intende effettuare la visita".

Ed è grazie a questa differenza, prevista dal codice penitenziario, che la moglie di Alberto Genovese può andare a trovare il marito, con cui si è sposata dopo che è scoppiato lo scandalo giudiziario che lo ha coinvolto, quando vuole, senza dover sottostare alle regole previste per tutti gli altri familiari dei detenuti. Come riporta La Repubblica, infatti, la donna risulta attualmente iscritta nel registro dei praticanti avvocati, nonostante abbia 47 anni, due lauree e soprattutto abbia lasciato da poco un’importante lavoro nel settore fiscale.

L'avvocato di Genovese: "La pratica la fa davvero"

Sia chiaro: nulla vieta che una persona, anche di 47 anni, possa lasciare il precedente lavoro e decidere di voler fare l'avvocato, anche se questo vuol dire ripartire dal praticantato. Questa scelta, però, le permette di andare a trovare il marito in modo più agevole rispetto agli altri familiari di detenuti. "La pratica la fa davvero",  spiega l'avvocato Davide Luigi Ferrari a La Repubblica, che poi aggiunge: "Non nascondo che in carcere è venuta diverse volte con me a trovare Alberto".

"Come praticante non può andare da sola o con altri legali che non sia io. – chiarisce il legale di Genovese – Abbiamo parlato con Alberto di come va l’inchiesta, soprattutto lo aggiorniamo di quello che succede, c’era il filone dell’esecuzione da reimpostare, poi il prossimo rinvio a giudizio. Poi in studio fa ovviamente anche altro”.

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