video suggerito
video suggerito

Perché la Lombardia è stata avvelenata con fanghi tossici spacciati per fertilizzanti

Quindici persone sono indagate con l’accusa di aver spacciato fanghi tossici come fertilizzanti e aver avvelenato i campi della Lombardia e di altre Regioni del Nord Italia. A Fanpage.it, il deputato del Movimento 5 stelle Alberto Zolezzi ha spiegato che se i gessi – finiti al centro dell’inchiesta – venissero tracciati, problemi del genero non avverrebbero più.
A cura di Ilaria Quattrone
516 CONDIVISIONI
Immagine

Nei giorni scorsi la Wte – azienda che si occupa di progettazione, costruzione e gestione degli impianti di recupero rifiuti e della produzione di fertilizzanti, ammendanti e correttivi per l'agricoltura – è finita nell'occhio del ciclone per un'inchiesta relativa all'utilizzo di fanghi che sarebbero stati spacciati per fertilizzanti e che in realtà avrebbero contenuto sostanze tossiche e inquinanti. Quindici persone sono state iscritte nel registro degli indagati. A destare scalpore sono state soprattutto le intercettazioni dove i presunti colpevoli avrebbero confermato la loro attività illecita.

Video thumbnail

A preoccupare è anche il fatto che per anni cittadini e amministrazioni comunali abbiano segnalato il problema descrivendo una situazione surreale: obbligo a serrarsi in casa, congiuntivite, bruciori alla gola e tachicardia. Cosa bisogna fare quindi per evitare che situazioni simili possano replicarsi? E soprattutto, qualora dovesse arrivare una sentenza che confermi quanto ricostruito dagli inquirenti, come fare per evitare che alcune aziende distruggano l'ambiente e la salute dei cittadini?  Per il deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Zolezzi l'unico modo – spiega in un'intervista a Fanpage.it – è attraverso la tracciabilità dei gessi cosicché le aziende siano costrette a dire come e dove questi vengono collocati.

A livello legislativo, in Lombardia come viene gestita la questione fanghi? 

In Lombardia si sono susseguite una serie di leggi regionali. Una positiva nel 2017 che ha imposto di limitare i fanghi che potevano essere trattati. La regione infatti fino al 2017 aveva la possibilità di trattare fanghi di tantissimi tipo. Il problema però è che in Lombardia si è agito, fino a questo momento, solo sui fanghi e non sui gessi che sono al centro della nuova inchiesta che riguarda la provincia di Brescia. Per quanto riguarda i gessi l'azione infatti è stata parziale. 

Come funziona invece il decreto Genova? 

Questo decreto del 2018 impone di ricercare gli idrocarburi presenti nei fanghi di depurazione. L'obiettivo è quello di porre un limite. Discorso diverso è però per i gessi perché ancora questi, insieme altri fertilizzanti derivanti dai fanghi, non siamo riusciti a renderli tracciabili.

Qual è il problema relativo ai gessi? 

Dal 2010 la normativa nazionale afferma che è possibile riuscire a trasformare i fanghi in fertilizzanti. A questo punto però perdono la loro tracciabilità, non si sa dove e quando vengono spansi ed è difficile fare i controlli. Noi, come Movimento 5 Stelle, stiamo lottando per cambiare questa normativa. Se si perde la tracciabilità diventa difficile controllare dove questi vengano collocati. Dal 2018 in Lombardia con la legge regionale dell'assessore all'Agricoltura Fabio Golfi è stato impedito di spandere i fanghi di depurazione – perché hanno troppi nitrati – in alcuni comuni, ma non hanno minimamente intaccato quelli che vengono trasformati i gessi. Eppure i fanghi di depurazione rilasciano meno nitrati rispetto ai gessi. Attualmente nella regione oltre il 95 per cento dei fanghi viene trasformato in gessi. Un mese fa ho chiesto al ministro delle Politiche agricole di renderli tracciabili e spero che con questa indagine si vada verso questa direzione. Per adesso noi siamo riusciti a fare qualcosa localmente con i regolamenti comunali.

Come funzionano questi regolamenti? 

In alcuni Comuni sono stati approvati dei regolamenti, scritti dal "Comitato tutela suoli agricoli lombardi", che chiedono all'azienda che deve spandere i gessi di dire come, quando e dove deve farlo. In questo modo il gesso, derivante da rifiuto, viene tracciato. Un'altra soluzione potrebbe essere anche mettere questi impianti anche nelle mani pubbliche. Questi infatti sono talmente delicati che ci vuole un grande controllo e se fossero affidati al pubblico, ci sarebbero più controlli.

516 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views