Perché la Borsa italiana sciopera, è la prima volta nella storia: “Nessun aumento di stipendio dal 2019”
Per la prima volta nella storia di Borsa Italiana ci sarà uno sciopero. I suoi dipendenti incroceranno le braccia nella giornata di giovedì 27 giugno dalle ore 14 alle 17. Il loro obiettivo, supportato da varie organizzazioni sindacali, è quello di chiedere a Euronext, gruppo di cui fa parte la società finanziaria italiana, il rispetto degli aumenti salariali previsti dal nuovo Ccnl del settore del credito e di evitare situazioni di sfruttamento, iniziate soprattutto dopo che la sede del centro decisionale è stata spostato a Parigi, facendo perdere importanza a Milano.
Le motivazioni dello sciopero indetto dai sindacati
"A fronte dell'importanza sistematica di tutte le società del Gruppo Borsa Italiana, denunciamo il costante, sistematico e complessivo disinvestimento dall'Italia del Gruppo Euronext, e lo svuotamento dall'interno delle strutture italiane", si legge in un comunicato scritto dai sindacati che hanno indetto lo sciopero di giovedì 27 maggio. Si tratta delle organizzazioni Fabi, First Cisl e Fisac Cgil.
I lavoratori chiedono una migliore condizione salariale. Sembra che, a causa delle recenti dinamiche inflazionistiche, i dipendenti di Borsa Italiana non godano degli aumenti salariali previsti dal rinnovati Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore del credito (in vigore dal novembre 2023).
Chiedono anche più garanzie e tutele dei posti di lavoro e di valorizzazione delle professionalità esistenti, migliore organizzazione del lavoro e chiarezza, soprattutto sul tema legato alla governance e alla progressiva perdita di autonomia direzionale e strategica delle società italiane del Gruppo Borsa Italiana.
Il problema dello sfruttamento e del taglio del personale
Il segretario generale della Fisac Cgil Lombardia, Gabriele Poeta Paccati, ha spiegato al quotidiano Il Giorno che il processo di integrazione in Euronext (iniziato nel 2021 quando il gruppo Borsa Italiana è stato acquisito dalla Borza paneuroepa che, oltre a Milano, controlla i listini di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo) "va raddrizzato".
Argomenta: "Perché, oltre allo spostamento del centro decisionale a Parigi e alla perdita di importanza di Milano, si sono create situazioni di sfruttamento dei lavoratori. Siamo preoccupati per il futuro, perché questa riorganizzazione potrebbe portare a pesanti tagli del personale". Personale che, al momento conta 300 dipendenti che "con la loro attività tengono in piedi i mercati".
"Siamo consapevoli della necessità di una unificazione dei mercati europei", continua Poeta Paccati, "perché il mondo evolve. Il problema è come vengono governati questi processi, in settori che hanno un rilevante interesse pubblico". La paura dei lavoratori e dei sindacati è che Milano sia lasciata in disparte, condannata a un ruolo marginale in un mondo in cui le grandi decisioni vengono prese fuori dal nostro Paese.