Perché in attesa dell’obbligo dei sensori per i tir, servono misure emergenziali per tutelare i ciclisti
Francesca Quaglia è la ragazza di 28 anni che ieri, martedì 29 agosto, è stata travolta da un mezzo pesante mentre, in sella alla sua bicicletta stava attraversando il tratto tra viale Caldara e piazza Medaglie d'Oro, in zona Porta Romana, a Milano.
La 28enne era ferma al semaforo, in attesa di attraversare la strada, quando è stata affiancata da un camion. Non appena è scattato il verde, è stata agganciata dal tir e trascinata per diversi metri.
Per lei, purtroppo, non c'è stato nulla da fare: è morta sul colpo. Francesca Quaglia è la sesta vittima da inizio anno. E in tutti questi casi, la dinamica è sempre la stessa: agganciati, trascinati e travolti da mezzi pesanti che non si rendono conto della loro presenza.
E, proprio per questo motivo, a luglio il Comune di Milano ha approvato una delibera che impedisce l'ingresso in Area B ai mezzi pesanti sprovvisti di sensori per l'angolo cieco.
Il provvedimento entrerà in vigore a ottobre. C'è però un problema: una deroga. Tutti coloro che saranno in possesso di un contratto di acquisto del sistema di rivelazione, potranno continuare a circolare fino all'installazione del dispositivo stesso e non oltre il 31 dicembre 2024.
"In questo frangente di tempo, a mio avviso, è necessario intraprendere misure immediate e più restrittive proprio perché si tratta di un'emergenza", spiega a Fanpage.it la consigliera comunale di Europa Verde Francesca Cucchiara.
Secondo lei c’è una difficoltà a comprendere che c’è un’emergenza?
Penso che sia stato fatto un passo importante: l'Amministrazione ha recepito quelle che sono state le richieste del Consiglio comunale che all'unanimità ha approvato l'ordine del giorno relativo all'obbligo dei sensori all'angolo cieco. Nella delibera, che recepisce l'ordine del giorno, è prevista una deroga per chi compra il kit di sensori.
Si legge infatti che i veicoli, i cui proprietari risultino in possesso di un contratto di acquisto di un sistema di rilevazione per angolo cieco, potranno circolare fino all'installazione del dispositivo e comunque non oltre il 31 dicembre 2024.
Dall'acquisto degli strumenti all'istallazione potrebbe passare anche un anno di tempo durante il quale il mezzo pesante potrà comunque circolare. In questo frangente di tempo, a mio avviso è necessario intraprendere misure immediate e più restrittive proprio perché si tratta di un'emergenza.
La prima cosa che bisognerebbe fare è aprire un tavolo tecnico con la Consulta per la mobilità durante il quale stabilire misure da applicare immediatamente. Per esempio, nel caso di mezzi pesanti in deroga, potrebbero essere previste ulteriori restrizioni orarie: attualmente la delibera prevede il divieto di circolazione in Area B dalle 7.30 e le 19.30.
Questo potrebbe essere esteso almeno fino alle 22 visto che il periodo di tempo che va dalle 19.30 alle 21 è da considerare come orario di punta poiché le persone rientrano a casa dal lavoro.
Si potrebbe pensare anche a percorsi specifici per i mezzi pesanti in deroga: evitare quindi di lasciare che i tir circolino liberamente in tutta la città, ma solo in determinati percorsi. Ancora che questi mezzi siano provvisti di una scorta tecnica.
C'è il rischio che questa deroga vanifichi il senso del provvedimento stesso?
La normativa è molto chiara: c'è un tempo entro il quale i sensori devono essere installati, il problema è che le maglie di questo intervallo sono piuttosto larghe. Sono consapevole dell'esistenza di un problema tecnico: se tutti quanti dovessero acquistare il kit, probabilmente potrebbe subentrare una evidente difficoltà a trovarli sul mercato. Non possiamo però permetterci altri morti sulla strada.
Per questo è fondamentale lavorare su un pacchetto di misure emergenziali che devono essere pensate con esperti del settore, ma anche con gli operatori. In questo ultimo caso, purtroppo, abbiamo notato ritrosia sul tema.
A luglio, quando è stata approvata la delibera di obbligo dei sensori per i mezzi pesanti, il settore ha espresso un giudizio negativo. È un atteggiamento allarmante: per risolvere il problema è necessario che tutti i soggetti interessati siedano insieme a un tavolo. Non è una cosa che può risolvere soltanto l'Amministrazione.
Perché queste misure emergenziali non sono state inserite nel provvedimento?
La delibera è piuttosto recente. Adesso dobbiamo cercare di coprire questi vuoti. La prima cosa da fare in Consiglio, in accordo con la Giunta, è quella di organizzare un tavolo che possa approvare misure straordinarie.
Tra i temi a lei cari, c'è la proposta di una città a 30 chilometri orari.
La "Città 30" è tra le richieste più visionarie. Sono ancora poche le città italiane che hanno deciso di applicarla. Quello che chiediamo è che si acceleri sul tema. Limiti più stringenti di velocità portano a una riduzione di incidenti stradali.
"Città 30" vuole dare spazio ai cittadini e ai ciclisti. Ha inoltre un impatto significativo sulla riduzione dell'inquinamento.
Mi spiace vedere che ci sia un pregiudizio rispetto a questa visione: alcuni studi hanno dimostrato che la riduzione effettiva di velocità, non comporta un impiego maggiore di tempo per spostarsi da un posto a un altro. Per questo motivo è necessario che ci sia una campagna informativa che spieghi ai cittadini i benefici di questa misura.
Molte piste ciclabili a Milano andrebbero ripensate?
Assolutamente. Anche questa possibilità è compresa nell'idea di Città 30: dare maggior spazio ai pedoni e ai ciclisti riducendo quello per le auto. È indispensabile mettere in sicurezza alcune piste ciclabili. Bisognerebbe pensare anche un'informativa digitale, facilmente accessibile, che mostri ai ciclisti quali strade sono coperte da piste ciclabili.