Può sembrare un dettaglio di poco conto, quasi insignificante. Una minuzia dei soliti napoletani permalosi, come sosteneva un gruppo su Facebook. Ma in realtà il fatto che Alessandro Impagnatiello denigrasse i napoletani di fronte a Giulia Tramontano è un elemento importante per la ricostruzione del femminicidio. Perché dimostra il tentativo, iniziato già molto tempo prima del delitto, di far sentire l'altro inferiore rispetto a lui. Ovviamente sfruttando un pregiudizio ancora molto diffuso e di cui probabilmente lei era già stata vittima.
La prima persona a raccontare che Impagnatiello era solito denigrare i napoletani è stata una conoscente della coppia, una ragazza di Senago, figlia del comandante della locale stazione dei Carabinieri. "Era troppo narcisista, diceva di essere meglio dei napoletani, il migliore di tutti. Mi disse anche: ‘ci rivediamo quando prendo l’oscar'", aveva raccontato ai microfoni di Marcello Randazzo della trasmissione Iceberg su TeleLombardia.
Poi lo ha ribadito in tribunale la sorella di Giulia Tramontano: "Lui non di rado faceva battute e scherniva Napoli, quindi le consigliai di portarlo a vedere determinate bellezze della città. In particolare i quartieri spagnoli, che lui tanto criticava", ha detto Chiara. Ma questa è una storia troppo tragica per poter pensare che dietro queste battute ci fosse solo ignoranza e pregiudizio. Al contrario c'era una precisa strategia di denigrazione dell'altro. Quella strategia tipica degli uomini che vogliono affermare la propria presunta superiorità sulla compagna, per poterla così schiacciare.
Denigrando i napoletani, Impagnatiello denigrava anche Giulia che in provincia di Napoli ci era nata e cresciuta. E così facendo poneva se stesso su un piano superiore a quello di lei. Allo stesso modo di come molti uomini violenti convincono le compagne di essere "ignoranti", "cretine", "stupide", quando non "pazze" , per farle sentire sbagliate e inferiori a loro, potendole così manipolare. Impagnatiello, invece, ha tentato di raggiungere lo stesso obiettivo sfruttando un pregiudizio contro il quale Giulia si sarà dovuta scontrare nella sua vita.
Nata a Sant'Antimo, in provincia di Napoli, Giulia Tramontano si era infatti trasferita a Milano in cerca della propria realizzazione professionale. Qui aveva trovato il suo spazio a Senago, nella provincia del capoluogo che si estende verso la Brianza. E, così come capita a molti dei tanti giovani che ancora oggi sono costretti a lasciare il Sud per motivi di lavoro, si sarà scontrata con i tanti pregiudizi che ancora esistono nei confronti dei meridionali. Poi, con i suoi sacrifici e le sue qualità, è riuscita a farsi apprezzare.
Ma quello che è diventato il suo assassino ha fatto di nuovo leva su quei pregiudizi per tentare di assoggettarla a sé. Non a caso la sorella Chiara ha parlato di "una continua vessazione" nei confronti di Giulia. Di una situazione "psicologica pesante volutamente creata affinché lei non confidasse più neanche nella sua stessa lucidità, ma fosse dipendete da quello che lui diceva". Una strategia messa in atto con vari metodi, compreso quello di denigrare le sue origini e la sua famiglia.
Denigrare Napoli aveva infatti anche l'obiettivo di screditare agli occhi di Giulia la sua famiglia, interamente napoletana e che a Sant'Antimo ancora vive. E anche questo è un atteggiamento tipico degli uomini violenti: allontanare la propria vittima dai suoi affetti diventa necessario al fine di perpetuare le proprie vessazioni sull'altro, senza che nessuno lo sappia. I familiari potrebbero essere i primi ad accorgersi di cosa non funziona nel rapporto e diventa più difficile riuscire a manipolare anche loro. Così l'unico sguardo con cui una vittima si guarda è quello del suo carnefice.
Non a caso Chiara Tramontano racconta: "Mi sono resa conto che, nel momento in cui loro avevano un momento di pace e di serenità nella loro relazione, io era un po' come se venissi richiamata fuori e probabilmente lui non le diceva che ero una brava sorella. L'ha allontanata al punto tale che per una settimana Giulia davvero non mi ha detto più nulla di loro, perché probabilmente lui le diceva di non darmi retta. Aveva capito che io ero quella che poteva allontanarla da lui e cercava di farmi fuori". Ma perché una persona non dia retta alla sorella bisogna screditarla in ogni modo, anche ricorrendo ai pregiudizi geografici.
Quelle frasi di Impagnatiello su Napoli, così come quelle di qualsiasi altra persona sulle origini di un'altra, non sono quindi da sottovalutare, perché in realtà sono il suo primo e lontano nel tempo tentativo di uccidere Giulia, prima psicologicamente e poi materialmente.