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Omicidio di Giulia Tramontano

Cosa hanno evidenziato le analisi sul tentativo di Impagnatiello di avvelenare Giulia Tramontano

La bevanda che Alessandro Impagnatiello offriva alla sua compagna conteneva veleno per topi. Nel fegato di Giulia Tramontano erano presenti 9,15 nanogrammi per ogni grammo di veleno.
A cura di Fabio Pellaco
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Prima di essere uccisa a coltellate nella sua casa di Senago, Giulia Tramontano è stata avvelenata per mesi dal suo compagno. Alessandro Impagnatiello versava nella tisana che offriva alla sua compagna il bromadiolone, principio attivo del veleno per topi.

Secondo la relazione medico legale sulla morte della 29enne, è escluso che il veleno possa aver avuto effetti sul decesso di Tramontano e del feto, nonostante la donna fosse esposta da tempo, a sua insaputa, agli effetti del veleno.

Secondo quanto emerso dalle indagini effettuate sul computer del 30enne, già nel dicembre 2022 avrebbe effettuato delle ricerche sul web su come avvelenare un feto.

Quanto topicida è stato trovato nel sangue di Giulia Tramontano

Tracce di bromadiolone sono state trovate nel sangue e nei capelli di Giulia Tramontano, così come nel feto che portava in grembo. Le analisi hanno evidenziato che nel fegato di Giulia Tramontano erano presenti 9,15 nanogrammi per ogni grammo di veleno e la placenta avrebbe fatto da scudo al piccolo Thiago. Nei tessuti ne è stata trovata una quantità ancora inferiore: 0,29 nanogrammi.

Lo stesso topicida era stato trovato nello zainetto da lavoro del compagno, e nella credenza dell'appartamento che i due condividevano in via Novella a Senago, in provincia di Milano. Nelle due bustine da 20 grammi che i carabinieri avevano sequestrato il giorno in cui Impagnatiello aveva denunciato la scomparsa di Giulia, erano contenuti solo 0,5 milligrammi di veleno.

Il medico: "Bastava pochissimo per causare l'emorragia"

Il dottor Carlo Locatelli, responsabile del centro antiveleni dell'ICS Maugeri di Pavia, ha spiegato a Fanpage.it che l'assunzione del topicida provoca un'azione anticoagulante nell'organismo umano. La persona ha un "elevato rischio di emorragie davanti a traumi, botte o problemi qualunque, che di conseguenza possono essere letali", sottolinea il dottor Locatelli.

Il messaggio all'amica: "Mi sento drogata"

Qualche presentimento di bere qualcosa di strano forse Tramontano lo aveva già da qualche tempo. Nel corso delle indagine è emerso un messaggio inviato a un'amica nei mesi precedenti la sua morte. "Mi sento drogata" ha scritto dopo aver bevuto una di quelle tisane in cui probabilmente il compagno scioglieva il veleno per topi.

Il dottor Locatelli specifica però che questo tipo di sostanza non ha odore né sapore: "Nell'uomo non provoca sintomi visibili come bruciori, dolori né nessun altro effetto nell'immediato che possa far scattare l'allarme nell'individuo".

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