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Notizie sul caso di Leonardo La Russa

Perché Ignazio La Russa può decidere di consegnare il cellulare del figlio, il parere di un avvocato

Gli investigatori non possono esaminare il cellulare di Leonardo Apache La Russa, perché la sua sim è intestata al padre e quindi protetta da immunità parlamentare. Ma l’avvocato penalista Paolo Di Fresco spiega a Fanpage.it che potrebbe anche decidere di consegnarlo spontaneamente.
Intervista a Paolo Di Fresco
Avvocato penalista
A cura di Francesca Del Boca
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Ignazio e Leonardo La Russa
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Proseguono le indagini della Squadra mobile su Leonardo Apache La Russa, il terzogenito del presidente del Senato accusato di violenza sessuale nei confronti di una conoscente 22enne incontrata in discoteca, la notte del 18 maggio scorso. Per fermarsi davanti all'impossibilità di sequestrare il telefonino del 19enne: la scheda sim è infatti intestata allo studio legale del padre. Cosa significa, e cosa può succedere adesso? Ne parliamo con Paolo Di Fresco, avvocato penalista a Milano.

Perché non è possibile acquisire il telefono di Leonardo La Russa? 

Il telefono del ragazzo non può essere sequestrato in quanto coperto dall'immunità parlamentare del padre senatore. La figura del parlamentare, per legge, è inviolabile. Tutto ciò che limita la sua figura e il suo mandato, come le azioni investigative, deve essere necessariamente autorizzata dal Parlamento. Questo per evitare che possano esserci delle interferenze giudiziarie sull'esercizio del mandato.

E quindi come si deve muovere l'accusa, in questo caso?

In caso di indagini, per avere la possibilità di accedere al traffico telefonico, l'autorità che procede deve fare apposita richiesta alla commissione del Senato per chiedere la possibilità di acquisire il cellulare. In poche parole, deve chiedere l'autorizzazione a procedere per il sequestro del telefono.

È possibile che la difesa presenti spontaneamente il cellulare del ragazzo?

Sì, è possibile, la consegna spontanea è una valutazione strategica in base al contenuto della scheda telefonica, di cui l'imputato e la sua famiglia sono ovviamente a conoscenza. Il parlamentare, del resto, può chiedere alla camera di appartenenza di concedere l'autorizzazione a procedere, rinunciando di fatto alle garanzie previste dalla Costituzione. Ma, per il momento, mi sembra di capire che sia un'ipotesi lontana, dal momento che la Procura della Repubblica di Milano sta seriamente valutando di chiedere l'autorizzazione al Senato.

Se questo dovesse accadere?

È probabile che accada. E ci sarebbero anche i presupposti perché la Commissione possa autorizzare questa richiesta della Procura, soprattutto perché la scheda del telefono non era di utilizzo esclusivo del presidente del Senato ma veniva utilizzata da un suo familiare.

Questa procedura vale anche per la casa di Leonardo La Russa. 

E vale sempre la stessa regola. Anche in questo caso, per procedere è necessaria un'autorizzazione da richiedere alla camera di competenza.

Cosa rischia il ragazzo, adesso, se dovesse essere riconosciuto colpevole?

Ci sono tantissime variabili, è difficile da stabilire. Non sappiamo come si evolverà la vicenda, né se saranno previste scelte processuali particolari. Ad ogni modo il nostro codice punisce severamente la violenza sessuale, fino a un massimo di 12 anni: insieme a questa pena, inoltre, potrebbe essergli contestata un'aggravante, se fosse stato lui a creare la condizione in cui la ragazza si è trovata somministrandole il cocktail. Così come se fosse dimostrata l'accusa di violenza sessuale di gruppo, data dalla presenza della terza persona.

E se invece fosse dimostrata la completa estraneità di La Russa, nel creare le condizioni in cui la giovane si è trovata?

In realtà non cambierebbe granché. Il punto, per l'accusa, sta nell'aver approfittato di una persona in condizioni di non poter esprimere un consenso consapevole, uno stato di inferiorità tale da portare addirittura a un'amnesia totale: davanti a questo l'uomo deve sempre fermarsi, non può avere un rapporto sessuale.

È possibile per la difesa dimostrare che Leonardo La Russa non si sia "accorto" delle condizioni alterate della ragazza?

La difesa probabilmente punterà a dimostrare che la 22enne era in realtà consapevole, e che aveva prestato un consenso pieno al rapporto sessuale. Ricordiamo però che nei processi per violenza sessuale le dichiarazioni della persona offesa rappresentano già una prova, e non devono avere necessariamente avere altri riscontri. Purché, naturalmente, la persona sia attendibile. Sarà il giudice a dover fare una valutazione molto attenta.

Può l'assunzione di sostanze da parte della ragazza di più sostanze minare la sua attendibilità in fase di processo?

Puntare su questo è sicuramente una strategia scivolosa, e un'arma a doppio taglio. Perché, in ogni caso, bisogna evitare il rischio di vittimizzazione secondaria. Le violenze sessuali possono essere compiute anche ai danni di chi assume abitualmente cocaina: non per questo dovrebbe venire meno il suo diritto a non essere violato.

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