Perché i pazienti che hanno pagato il primario per saltare le liste d’attesa potrebbero essere indagati
Per essersi fatto pagare mazzette da centinaia di euro dai pazienti per poter saltare le liste d'attesa, il primario di Oculistica dell'ospedale di Esine (Brescia) Giovanni Mazzoli si trova agli arresti domiciliari. La Procura gli contesta il reato di concussione, ovvero lo accusa di aver abusato della sua carica per "costringere taluno a dare a lui, o a un terzo, denaro o altra utilità". Tuttavia, presto nei guai potrebbero finirci anche i venti pazienti che lo hanno pagato senza mai denunciare.
L'ipotesi di induzione indebita e il ruolo dei pazienti
Infatti, il gip che ha disposto l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per il medico ha ipotizzato il reato di "induzione indebita a dare o promettere utilità". Quello che sembra solo un cavillo burocratico, in realtà potrebbe portare con sé conseguenze importanti per i protagonisti di questa storia.
Il codice penale per l'induzione indebita prevede la condanna con una pena che oscilla tra i sei e i dieci anni e mezzo di reclusione per il "pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio". Non solo, per questo reato è punibile anche chi "dà o promette denaro o altra utilità" con condanne fino a tre anni, in questo caso il paziente che ha sborsato denaro.
La posizione dell'accusa
Ad oggi si parla di venti persone che avrebbero pagato Mazzoli per poter saltare la coda per le visite mediche. Nessuna di loro sarebbe stata iscritta nel registro degli indagati, in quanto ancora rimane in piedi l'accusa della Procura di concussione che punisce solo "il pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio" che "abusando della sua qualità o dei suoi poteri costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità".
Il primario, poi, è indagato anche per falso in atto pubblico, per aver rilasciato falsi certificati medici necessari per il rinnovo della patente di guida, truffa, per essersi recato più volte in ospedale solo per timbrare ingresso e uscita, e peculato, per aver trattenuto la quota di parcella spettante all’Asst di Valcamonica.
Secondo l'accusa, quindi, Mazzoli avrebbe costretto i pazienti a pagare prospettando loro conseguenze davvero nocive per la loro salute, ma anche tempi d’attesa decisamente più dilatati del reale. Se, però, dovesse venire un giorno condannato per induzione indebita, allora il Tribunale dovrà chiedere alla Procura di indagare anche i suoi pazienti per il concorso nel reato.