Perché ha ragione Monica Romano a dire che è una vergogna filmare le borseggiatrici in metro
È ormai diventata una prassi comune quella di darsi appuntamento nelle stazioni della metropolitana di Milano per poter, armati di cellulari, riprendere borseggiatrici o presunte tali. Una gogna mediatica che ha l'obiettivo più che di evidenziare il problema della sicurezza a Milano, di esporre queste ragazze all'odio e al disprezzo dei cittadini.
Nessuno intende giustificare i reati commessi: derubare i passeggeri è orribile e incivile. Ma lo è altrettanto decidere di vestire i panni dello sceriffo di turno alimentando così l'idea che laddove manchi la giustizia, sia necessario prendere in mano la situazione. Il rischio che questa pratica degeneri è elevatissimo: c'è infatti la possibilità che, presto o tardi, qualcuno decida di sostituirsi totalmente ai poliziotti ferendo o uccidendo qualcuno.
E dello stesso avviso è la consigliera comunale e attivista Monica Romano che alcuni giorni fa ha espresso la sua opinione circa questa abitudine di filmare persone sorprese a rubare sui mezzi di Atm: "La smettano, sia quelli che realizzano i video, sia chi gestisce i canali Instagram che li rendono virali – di spacciare la loro violenza per senso civico, perché non è senso civico. Le cittadine e i cittadini che sanno davvero che cos'è il senso civico alzino la voce e invitino a spegnere le fotocamere, perché non è così – trasformando le persone in bersagli – che si ottiene giustizia", ha scritto su Facebook.
Le sue parole sono state poi riprese da una pagina Instagram, che promuove questa pratica di riprendere i volti delle ragazze o fornire una loro descrizione fisica. In questo modo, la consigliera è stata bersagliata da insulti e minacce: "Sono più di 24 ore che è in corso uno shit shorm. Sto ricevendo diversi messaggi con offese, insulti e intimidazioni", ha raccontato a Fanpage.it.
"Quello che mi ha fatto scattare è stata una passeggera su un tram, che ha avuto il coraggio di dire che c'era qualcosa che non andava in quella pratica. Lì mi sono detta che era il momento di prendere posizione. Non mi aspettavo che poi sarebbe successo quello che sta succedendo".
"Io temo che questa pratica di condividere questi video, prima o poi porterà a una tragedia. Queste ragazze probabilmente sono anche minorenni. Nessuno nega le responsabilità di queste persone che derubano i poveri passeggeri. Io prendo la metro tutti i giorni e anche io sono stata derubata. I ladri sono entrati anche in casa mia. Quello che sostengo è che se fai un video, invece di diffonderlo su Instagram, puoi mandarlo alle autorità preposte".
Ad alimentare questa prassi è una certa parte politica: alcuni giorni fa, il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini – nonché leader della Lega – aveva condiviso uno di questi video sui propri profili, ma non per condannare questa abitudine quanto le parole di una delle presunte colpevoli. Lo aveva però anticipato di molti mesi il deputato Riccardo De Corato, ex assessore alla Sicurezza della Lombardia, che aveva proposto di affiggere le fotografie di borseggiatrici e borseggiatori su autobus e metro.
"Si sta creando una gogna, di cui poi non controlliamo le conseguenze. Io non trovo civile – spiega ancora Romano – che in uno stato di diritto ci facciamo giustizia tra noi. Un telefono può essere un'arma. E questa pratica ricorda i film western: quando fanno vedere l'immagine del ricercato appeso alla porta".
La consigliera comunale ha poi voluto difendere il lavoro dell'amministrazione: "Sono stati assunti cinquecento vigili urbani e addetti di Atm a tempo indeterminato. Non è vero che l'amministrazione ignorai il problema, ci stiamo lavorando".
Un punto che l'ha poi colpita è il clima di odio che si è creato attorno alla sua volontà di voler esprimere il proprio pensiero: "Continua a lasciarmi sconvolta l'hate speech che arriva ogni volta che una donna o una persona lgbt esprime una opinione. Appena decidi di farlo, ricevi una valanga di messaggi in cui le persone ti insultano e lo fanno anche offendendo per il tuo aspetto fisico. Probabilmente deciderò di rivedere con un avvocato le centinaia di messaggi che ho ricevuto. Non si può stare zitti davanti a queste cose".
È comprensibile che i cittadini vogliano denunciare il senso di impotenza e insicurezza che si prova di fronte a scippi, furti e rapine. Sono però ingiustificabili le modalità con cui questo avviene. Perché con l'obiettivo di pretendere una società più civile, spesso alimentano un clima di odio e inciviltà nei confronti di alcune categorie.