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Perché gli arbitri di calcio potrebbero scioperare come protesta contro il Comune di Milano

La sezione milanese dell’Associazione italiana arbitri di calcio (Aia) dovrà lasciare il centro sportivo Saini dove ha sede da 9 anni. Senza un’alternativa concreta, il mondo degli arbitri rischia di bloccarsi e il comune di Milano potrebbe ritrovarsi senza fischietti.
A cura di Enrico Spaccini
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Il comune di Milano potrebbe presto ritrovarsi senza arbitri di calcio. Molto dipenderà dalle sorti del centro sportivo Saini, nei pressi di parco Forlanini, dove da quasi nove anni ha sede la sezione milanese dell'Associazione italiana arbitri di calcio (Aia) ma che da febbraio deve fare le valigie senza avere una destinazione chiara. Il centro, infatti, passerà nelle mani dell'Università Statale che si occuperà di ristrutturarlo con un progetto da 36 milioni di euro lasciando, però, l'associazione senza una sede in cui formare e allenare i suoi arbitri.

La comunicazione di disdetta del contratto

Come appreso da Fanpage.it, il protocollo d'intesa tra la giunta comunale e l'Università per la gestione del centro sportivo risale al 2021. Dopodiché, la Statale ha presentato un progetto di ristrutturazione e ottenuto parte del denaro necessario. Ad oggi, però, non è stato stipulato alcun accordo formale.

La sezione milanese dell'Aia ha un contratto di affitto di locazione 9+9 iniziato nel 2015. Negli anni ha investito per ristrutturare la palazzina, ma a marzo del 2022 arriva la comunicazione di disdetta del contratto. Ai dirigenti viene riferito che il centro passerà sotto la gestione dell'Università Statale al termine della prima parte del contratto, cioè marzo 2024. Viene aggiunta anche la possibilità di stipulare un contratto transitorio fino all'effettivo subentro della Statale. A maggio 2023, invece, viene comunicato alla sezione Aia che deve lasciare il centro a termine del contratto senza aggiungere altro.

Il futuro delle associazioni

Quello che l'associazione arbitri contesta non è, ovviamente, il passaggio della gestione all'Università e la conseguente ristrutturazione, ma il fatto di non avere alcuna garanzia che, una volta finiti i lavori, potranno rientrare nel centro. Inoltre, non sarebbe stato ancora chiarito come sarà garantito l'accesso da parte della cittadinanza a questo centro.

Oggi il centro Saini è la casa di numerose associazioni che, come quella degli arbitri, non sono a scopo di lucro e che sopravvivono grazie alle quote versate dai propri tesserati. Se gli verrà chiesto un canone commerciale, la maggior parte di queste non se lo potrà permettere. Intanto, sono già stati avviati i lavori di ristrutturazione, quando ancora non è stato siglato alcun accordo tra Comune e Università Statale, con la tribuna della pista di atletica che è stata abbattuta.

La protesta degli arbitri

All'associazione arbitri, inoltre, sarebbe stato chiesto di lasciare il centro Saini il primo febbraio, prima ancora della scadenza del contratto disdettato fissata al 17 marzo 2024. Inoltre, gli è stato proposto il centro sportivo Carraro, vicino ad Assago, come alternativa temporanea. Gli impianti sono rimasti chiusi per tre anni e sono stati riaperti sulle trazioni di comitati di quartiere per questioni di ordine pubblico.

Ora è in gestione a MilanoSport (società che fa riferimento al Comune) ma presto andrà a bando. Una reale alternativa, dunque, non sarebbe mai stata proposta e ora gli arbitri valutano se fare ricorso contro una disdetta che, a loro parere, avrebbe seri dubbi di legittimità.

Gli arbitri in questione sono 470 associati che comprendono anche ragazzi di 14 anni che hanno deciso di intraprendere questa strada. Sono tutti volontari che dirigono le gare che vanno dagli under 14 alla seconda categoria e che coinvolgono ogni fine settimana circa 6mila persone. Molti di loro, se le condizioni diventano proibitive, non sarebbero disposti ad andare avanti a ogni costo con un'attività che non porta alcuna retribuzione ma che, anzi, sottrae tempo da dedicare altrimenti alle rispettive famiglie.

Senza una sede adatta in cui tenere corsi di formazione e allenamenti, è chiaro che il sistema andrebbe incontro a un blocco. Di sciopero sarebbe improprio parlarne, visto che appunto non sono lavoratori, ma senza un centro sportivo è come se una squadra di calcio non avesse più una sede e un campo dove giocare. E intanto ci sarebbe anche chi vorrebbe appendere i cartellini al chiodo per qualche partita per protesta.

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