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Perché Fabrizio Corona non andrà in carcere nonostante la nuova condanna per aver distrutto un’ambulanza

L’ex fotografo dei vip è stato condannato a 7 mesi di reclusione per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver distrutto i vetri di un’ambulanza e aver inveito contro alcuni agenti che lo volevano riportare in carcere nel marzo del 2021.
A cura di Francesca Del Boca
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(LaPresse)
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È stato condannato a 7 mesi di reclusione per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver distrutto i vetri di un'ambulanza e aver inveito contro alcuni agenti di polizia che lo volevano riportare in carcere nel marzo del 2021, l'ex fotografo dei vip Fabrizio Corona.

"Ma di certo non andrà in carcere", le parole del suo legale Ivano Chiesa. "Non si va in carcere per 7 mesi, è la pena più bassa. E il giudice ha già fissato un'altra udienza per stabilire i criteri di conversione della pena in denaro, come ho chiesto io. Al massimo potrebbe tornare in affidamento, ma sicuramente niente reclusione".

Nel marzo del 2021 Corona, in protesta con la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano di riportarlo in carcere, aveva ridotto in frantumi il vetro di un'ambulanza che era arrivata a prenderlo sotto casa per portarlo in ospedale. Per quei fatti la giudice Cristina Dani ha invece assolto l'ex re dei paparazzi, tornato libero dopo più di dieci anni, dalle accuse di oltraggio a pubblico ufficiale (il fatto non costituisce reato) e dall'accusa di tentata evasione per aver cercato di uscire dalla finestra dell'ospedale Niguarda (il fatto non sussiste).

"Ci aspettavamo una piena assoluzione", sempre l'avvocato Chiesa. "Il comportamento dell'autorità giudiziaria nei confronti di Fabrizio, comunque, è evidente. L'accanimento che c'è stato nei suoi confronti è palese, lui ne ha sofferto. Con il carico di quello che c'era prima, i mesi di galera per niente… Corona è un uomo in condizioni psichiatriche fragili, è scoppiato", ha detto. "Ma lo Stato quando sbaglia deve chiedere scusa, come dovrebbe fare il giudice responsabile del provvedimento che aveva determinato quella indegna carcerazione. Provvedimento poi massacrato dalla Cassazione".

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