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Omicidio di Sharon Verzeni a Bergamo

Perché è stata riconosciuta la premeditazione per Moussa Sangare, accusato di aver ucciso Sharon Verzeni

“A mio avviso non ci sono elementi sufficienti per riconoscere l’aggravante della premeditazione. Il mio cliente, infatti, ha raccontato di essere uscito dalla sua abitazione con le idee poche chiare sia su cosa fare e a chi. Sarà inoltre necessario accertare il suo stato mentale”, ha spiegato a Fanpage.it l’avvocato che assiste Moussa Sangare, accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni.
A cura di Ilaria Quattrone
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Moussa Sangare r Sharon Verzeni
Moussa Sangare r Sharon Verzeni
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Moussa Sangare è l'uomo di trent'anni che è stato arrestato a fine agosto 2024 perché accusato del femminicidio di Sharon Verzeni, la trentatreenne uccisa a coltellate il 30 luglio a Terno d'Isola (Bergamo). Quando è stato identificato, è stato portato in caserma. Lì ha confessato il delitto. Ha spiegato agli inquirenti di non conoscere la donna e che quella sera era uscito dalla sua abitazione con quattro coltelli e con l'intento di "eliminare qualcuno". Prima di incontrare e ammazzare la trentatreenne a Terno, ha fermato due minorenni a Chignolo d'Isola ai quali avrebbe mostrato una delle armi. Diversi minuti dopo ha visto e ucciso Verzeni.

Nella giornata di lunedì 1 settembre si è svolta l'udienza di convalida davanti alla giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, Raffaella Mascarino. La gip ha convalidato il fermo per omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Intervistato da Fanpage.it, l'avvocato Giacomo Maj, che assiste il trentenne, ha spiegato che il pubblico ministero Emanuele Marchisio ha chiesto che venisse contestata l'aggravante della premeditazione proprio perché il trentenne sarebbe uscito con il coltello: "A mio avviso non ci sono elementi sufficienti per riconoscere l'aggravante della premeditazione. Il mio cliente, infatti, ha raccontato di essere uscito dalla sua abitazione con le idee poche chiare sia su cosa fare e a chi. Sarà inoltre necessario accertare il suo stato mentale".

A tal proposito la gip, nell'ordinanza di custodia cautelare, ha affermato che Sangare "se pure le motivazioni addotte dall'indagato in ordine alla spinta che ha portato a commettere il fatto di sangue può destare qualche perplessità in ordine al suo stato mentale, nel momento di compiere l'omicidio però la lucidità mostrata nell'adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto (…) e anche gli accorgimenti dei giorni seguenti evidenziano uno stato mentale pienamente integro". Ha quindi ritenuto che, allo stato attuale e sulla base delle informazioni che ha in suo possesso, il trentenne abbia una capacità giuridica.

"Sarà comunque possibile accertare la sua capacità di intendere e di volere. A mio parere, sulla base di quanto spiegato dalla famiglia e dai vicini di casa, è possibile parlare di una persona che ha alcuni problemi. Bisognerà accertare, eventualmente con una perizia, se sia capace, incapace o parzialmente capace di intendere di volere. Farlo sarà molto importante soprattutto per spiegare come sia stato possibile compiere un atto simile. Le indagini però sono ancora in corso. È veramente presto per esprimersi". Per il momento Sangare ha incontrato gli psichiatri in carcere nell'incontro che solitamente è previsto per i primi ingressi negli istituti penitenziari.

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