Perché è stata richiesta la seminfermità mentale per Alberto Genovese, accusato di due stupri
Nella giornata di ieri, lunedì 18 luglio, a Milano si è svolta la penultima udienza nell'inchiesta che vede coinvolto l'ex imprenditore Alberto Genovese. Durante questa, hanno preso parola la difesa dell'ex re delle start up e dell'ex fidanzata dell'uomo accusata di violenza sessuale in concorso.
Chiesta l'assoluzione piena per lo stupro di Ibiza
Gli avvocati di Genovese – che è a processo con rito abbreviato e avrà quindi lo sconto di un terzo della pena – hanno chiesto l'assoluzione piena per l'accusa di stupro avvenuta a Villa Lolita a Ibiza, la seminfermità mentale e il minimo della pena per la violenza perpetrata nel suo attico di lusso, conosciuto con il nome di Terrazza Sentimento. In questo caso, le immagini delle telecamere installate all'interno mostrano le violenze e le brutalità con cui queste sono avvenute.
Chiesta l'assoluzione anche per l'ex fidanzata
È stato proprio questo episodio avvenuto a ottobre 2020 a portarlo poi in carcere il mese successivo. La vittima, all'epoca dei fatti 18enne, aveva denunciato di essere stata ospite in una delle feste organizzate da Genovese, di essere stata drogata e poi violentata per ore.
Durante le scorse udienze, i legali dell'uomo hanno depositato le consulenze mediche e psichiatriche che sosterebbero la tesi secondo cui l'uso di droga, unita alla sindrome di Asperger, avrebbero ridotto la capacità di cogliere la volontà altrui. L'avvocato Gianmaria Palminteri, che difende l'ex fidanzata, ha chiesto per la sua cliente l'assoluzione piena.
La Procura chiede otto anni
La Procura rappresentata dalla pubblico ministero Rosario Stagnaro, da Paolo Filippini e dal procuratore aggiunto Letizia Mannella ha chiesto per Genovese una pena ad otto anni di carcere. Il 19 settembre toccherà poi al giudice per le indagini preliminari Chiara Valori decidere a chi dare ragione o torto emettendo poi la sentenza.