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Perché così tanti morti per annegamento nei fiumi e nei laghi in Lombardia: come si riducono i rischi

Troppi morti nei fiumi e nei laghi lombardi. Ma perché? Cosa sta succedendo? A Fanpage.it lo spiega Giuseppe Bettoni, il medico specialista in medicina d’urgenza dell’ospedale Niguarda di Milano.
Intervista a Dott. Giuseppe Bettoni
Medico specialista in medicina d'urgenza dell'ospedale Niguarda di Milano
A cura di Giorgia Venturini
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Ogni settimana ci sono casi nuovi di morti per annegamento nei fiumi e nei laghi lombardi. Solo in queste ore una donna è caduta da una sua imbarcazione nel Lago di Como a Dongo e non è più riemersa. Ieri un uomo è morto dopo essersi tuffato nel fiume a Brembate. Questi i casi solo nelle ultime 48 ore. Ma perché? Cosa succede? E soprattutto come si possono evitare? A Fanpage.it lo spiega Giuseppe Bettoni, il medico specialista in medicina d'urgenza dell'ospedale Niguarda di Milano.

Quanti sono le morti all'anno per annegamento? 

C'è un report dell'Istituto Superiore di Sanità che lo spiega bene: annualmente muoiono annegate al mondo 350mila persone, in Italia 400.

Perché tutte queste morti per annegamento? 

Contrariamente a quanto si crede, la maggior parte delle morti per annegamento non avviene a causa delle "congestioni" – come sostiene la tradizione popolare – ma bensì perché le vittime non sanno nuotare oppure sopravvalutano le loro capacità. Questa è la causa del 90 per cento dei casi. Quindi sostanzialmente questo dato raccomanda non tanto una prudenza medica quanto quella nei confronti dell'acqua.

Altro dato interessante del report, che è congruo con i casi che sentiamo spesso, è che circa la metà delle tragedie avviene in acque non costiere. Ovvero non in mare, ma nei fiumi e laghi, come quelli lombardi appunto. Questo dato rafforza il concetto che la pericolosità dell'acqua è la causa principale delle morti per annegamento. E non tanto i malori, che rappresentano solo il 10 per cento dei casi.

Di che tipo di malori però parliamo? 

Sicuramente i dati ci dicono che le morti in acqua per malore riguardano la fascia più anziana della popolazione. In questi casi la vittima sviene (magari per il troppo caldo) e, se questo avviene mentre si sta facendo il bagno, diventa pericoloso. Se infatti non c'è una persona pronta a soccorrerla rischia la morte per annegamento.

Come si possono evitare queste tragedie? 

Prima di tutto raccomando un'educazione al nuoto. Saper nuotare e bene riduce sicuramente il rischio. Così come consiglio di evitare di entrare in acqua da soli soprattutto se la persona è anziana o se soffre – giovani e adulti – di qualche patologia. Basti pensare se una persona soffre di epilessia, se succede mentre sta facendo il bagno ed è da sola il rischio che muoia annegata è alto. Sono però patologie che non c'entrano con l'acqua.

Spesso, nel gergo comune, si fa riferimento alla "congestione" dovuta a, quando dopo aver mangiato, entriamo subito in acqua: ci può spiegare cos'è e se esiste veramente questa possibilità?

La congestione è un termine popolare e non medico. In realtà succede questo: esistono dei riflessi da immersione e da shock termico che portano a ridurre la frequenza cardiaca che, in casi estremi, può portare a una sincope, ovvero a una perdita di coscienza. Se qualcuno si trova in acqua, non ha più il controllo del proprio corpo e rischia l'annegamento. Il riflesso dall'immersione è tanto più spiccato quanto è più ampio lo sbalzo termico: ovvero più la temperatura del nostro corpo è alta e più è bassa quella dell'acqua, più è alto il rischio. Questo riflesso porta alla riduzione delle frequenza cardiaca e allo svenimento. Inoltre è più accentuato nelle persone che prendono farmaci che interagiscono con la pressione e la frequenza cardiaca legati appunto a una bassa frequenza cardiaca.

Per evitare questo tipo di riflesso cosa si può fare? 

Sicuramente aiuta bagnarsi alcune parti del corpo per rinfrescarsi prima di immergersi, soprattutto il viso. Perché molti recettori che danno questo tipo di riflesso sono sul volto.

Cade quindi il famoso stereotipo che dobbiamo aspettare tre ore dopo il pranzo per entrare in acqua?

Nella saggezza popolare questo forse è un modo per dire di evitare di fare il bagno nelle ore più calde della giornata dove il rischio dello shock termico è più alto. Ma nulla di più. Basti pensare che i nuotatori professionisti mangiano continuamente. Non c'è una correlazione tra congestione e il bagno in acqua. In condizioni di pasti normali questo pericolo non esiste. Certo se uno fa un pranzo con diverse portate tutto cambia: non è consigliato entrare subito in acqua ma questo vale per qualsiasi attività sportiva. Non è un pericolo legato unicamente all'immersione.

Soprattutto è giusto ribadire che la digestione è un processo continuo: l'intestino lavora 24 ore su 24. Lo stomaco non è vuoto neanche se si beve un bicchiere d'acqua. Semplicemente non bisogna mangiare in modo eccessivo prima di fare il bagno.

Quando è più alto il rischio di annegamento? 

Quando si è sotto l'effetto di alcol. Primo perché il cervello sottovaluta il rischio e secondo tutti riflessi neurologi sono rallentati. E lo sono anche per un nuotatore esperto. Viene accentuato quindi sia l'aspetto medico che quello cognitivo. Purtroppo a me, come soccorritore anche in automedica, è capitato spesso di soccorrere persone che hanno ingerito alcol e poi hanno rischiato la vita in acqua. Questo vale anche se bevi un solo calice di vino.

Cosa si può fare quando ci si accorge che un bagnante è in grave difficoltà? 

Premetto una cosa. La persona che si improvvisa soccorritore, ipotizziamo un altro bagnante, non deve mai mettersi in pericolo perché se no i medici e i soccorritori professionisti devono assistere non una persona ma due e diventa più complicato.

Se la vittima è in arresto cardiaco, bisogna cercare di intervenire il prima possibile. Teniamo in considerazione che nella miglior situazione l'ambulanza sul posto arriva in sei minuti ma il cuore smette di battere dopo due minuti e più passa il tempo più le possibilità di farlo riattivare diminuiscono. Ogni minuto che passa, si perde il 10 per cento di chance. La popolazione dovrebbe quindi saper fare un massaggio cardiaco.

I passaggi delle catena di soccorso sono: se si è nelle condizioni di sicurezza, soccorrere la vittima. Chiamare i soccorsi e, appena chiamati i soccorsi, se la persona non respira ed è incosciente procedere con il massaggio cardiaco. Se nessuno lo ha mai fatto, al telefono l'operatore del 112 da tutte le istruzioni.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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