Perché Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata nonostante l’accordo con il Codacons
È stata rinviata a giudizio per il prossimo 23 settembre Chiara Ferragni, accusata di truffa aggravata con altri tre imputati per la commercializzazione del pandoro Pink Christmas in collaborazione con Balocco e delle uova di Pasqua con Dolci Preziosi: secondo la Procura di Milano l'influencer avrebbe ingannato i consumatori facendo credere loro che il ricavato dei dolci griffati Ferragni, venduti a un prezzo decisamente più alto di quello di mercato, sarebbe servito per sostenere bimbi malati di tumore o ragazzi con autismo o disabilità.
Ma perché questa decisione, maturata nonostante il ritiro della querela da parte del Codacons (che aveva dato il via all'attività investigativa della Procura con centinaia di esposti in tutta Italia) dopo l'accordo raggiunto dalle parti, che prevedeva il risarcimento dei consumatori che si erano rivolti all'associazione con 150 euro ciascuno e la donazione di 200mila euro in beneficenza a un'associazione in supporto alle donne vittime di violenza.
"Il reato di truffa è procedibile d’ufficio quando ricorra la circostanza aggravante della minorata difesa", spiega l'avvocato Paolo Di Fresco. Minorata difesa, nell'ambito della vicenda che ha travolto l'influencer, in quanto commessa principalmente per via telematica, ossia attraverso i social network. "La minorata difesa è dell'acquirente online che si trova in una posizione di svantaggio, non potendo verificare l'identità del venditore e la qualità effettiva del prodotto. In questo caso l'aggravante, insomma, si lega al fatto che la contrattazione è l'acquisto del bene avvengono a distanza, senza un incontro personale". Esercitando sui consumatori, per l'accusa, l'ascendente di Ferragni con la potenza di fuoco dei suoi quasi 30 milioni di follower.
"Credevo sinceramente che non servisse un processo per dimostrare di non aver truffato nessuno", ha commentato intanto Ferragni, una volta ricevuto il decreto di citazione. "Convivere per ancora chissà quanto con questa accusa, che ritengo del tutto ingiusta, pesa su di me e, di riflesso, sulla mia famiglia e sulle persone con cui lavoro".
"La Procura ha preferito demandare al giudice del dibattimento ogni decisione, nonostante sia evidente l‘assenza di condotte costituenti reato e la mancanza delle condizioni di procedibilità", hanno fatto sapere anche i legali di Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. "L'innocenza della nostra assistita verrà certamente acclarata in giudizio, che affronteremo serenamente. Siamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale, e che ogni profilo controverso sia già stato affrontato e risolto dall'Agcm".