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Perché Alessia Pifferi vuole andare al funerale della figlia dopo averla lasciata morire

Alessia Pifferi ha chiesto di partecipare ai funerali della piccola. Come è possibile che una donna che uccide la figlia poi è la stessa che chiede di partecipare all’ultimo saluto? Lo ha spiegato a Fanpage.it Debora Gatto, psicologa clinica e criminologa forense.
Intervista a Dott.ssa Debora Gatto
Psicologa clinica e criminologa forense
A cura di Giorgia Venturini
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Ha chiesto di partecipare ai funerali della figlia Diana Alessia Pifferi, accusata di aver causato la morte di stenti alla bimba di 18 mesi abbandonandola in casa da sola per sei giorni perché doveva raggiungere il compagno nella Bergamasca. La richiesta l'ha fatta al suo avvocato difensore Solange Marchignoli che ha incontrato la sua assistita nella mattinata di oggi mercoledì 27 luglio. Ma come è possibile che una donna che uccide la figlia poi è la stessa che chiede di partecipare ai funerali? Come sta trascorrendo in carcere questi giorni Alessia Pifferi? Ha spiegato tutto a Fanpage.it Debora Gatto, psicologa clinica e criminologa forense.

Dottoressa come spiega il fatto che Alessia Pifferi abbia chiesto al suo avvocato di partecipare ai funerali della figlia, che lei stessa ha fatto morire di stenti?

Il meccanismo che prevale a seguito di un delitto è proprio la negazione del fatto. La negazione è un meccanismo di difesa messo in atto dalla nostra mente per evitare pensieri o sentimenti inaccettabili, insostenibili per il nostro Sé.
Trovarsi in un contesto di detenzione e trovarsi a discutere dei fatti con gli inquirenti, hanno messo la donna di fronte non solo alla gravità del delitto commesso, Ma soprattutto di fronte a quell'immagine di sé inaccettabile ovvero quella di madre inadeguata.

Come se volesse cacciare via un senso di colpa?

Sembrerebbe più un vero e proprio gesto riparatore nei confronti della sua stessa immagine di sé, dunque non dobbiamo considerarlo come un distorto senso di rispetto nei confronti della piccola, ma di un gesto totalmente egoistico a difesa della propria rappresentazione mentale di madre, che necessita di fare a menda attraverso tentativi di questo tipo.

Come spiega dottoressa la sua frustrazione quando scopre che in questa ultima settimana il suo compagno ha sempre il cellulare spento e non ha mai chiesto di lei? 

La ricerca telefonica del compagno potrebbe essere per lei l'unico modo per attingere a quella labile autostima costruita in questi anni e che dipende unicamente da questo tipo di relazioni amorose.

Fino ad ora non ha mai pronunciato frasi di pentimento: come lo spiega?

La presa di coscienza del reato commesso e un percorso di sincero pentimento, in questo caso, sono obiettivi troppo grandi in assenza di percorsi terapeutici utili alla ricostruzione della struttura psicologica. Parlerei di percezione distorta della realtà più che di stato confusionale.

Dal giorno dell'arresto vive in uno stato confusionale, realizzerà completamente un giorno quello che è accaduto?

Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione a seguito di un omicidio di questo tipo. La tipologia di malattia mentale, il comportamento manifestato a seguito del delitto, le modalità della confessione, il contesto sociale e familiare vissuto dalla donna e punto che ci interessa molto in psicologia, la capacità di introspezione e di accettazione in relazione all omicidio stesso. Non è quindi semplice fare una valutazione conoscendo esclusivamente i fatti e non la mente di questa donna.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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