Perché Alessia Pifferi rischia l’ergastolo per aver lasciato morire la figlia Diana
Ha abbandonato in casa da sola per quasi una settimana la figlia Diana, 18 mesi, lasciandola morire di stenti.Succedeva in piena estate, il 21 luglio del 2022, all'interno di un appartamento di Ponte Lambro, estrema periferia di Milano. Adesso per la madre Alessia Pifferi si prospetta il processo davanti alla Corte d'Assise di Milano, con udienza prevista per il prossimo 27 marzo: la 38enne rischia l'ergastolo per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e da motivi futili e abietti.
Scrivono i pm che Diana fu lasciata per sei giorni "priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza peraltro generi alimentari sufficienti e in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legate alle alte temperature del periodo". E che dunque tutto ciò causò nella neonata una "forte disidratazione e il deragliamento delle funzioni cellulari, con particolare riferimento al sistema nervoso centrale e al circolo, culminato nel decesso".
La difesa, con il legale Fausto Teti, punterà su una istanza di perizia psichiatrica per valutare un'eventuale vizio di mente al momento dei fatti.
I risultati dell'autopsia sul corpo di Diana
La piccola Diana, secondo i risultati dell'autopsia, è morta in un arco temporale compreso tra 24 e 48 ore prima del rientro della madre a Milano. Una morte avvenuta "per stenti", come ha scritto nell'imputazione il pubblico ministero Francesco De Tommasi, titolare dell'inchiesta con la pm Rosaria Stagnaro. A confermarlo anche le tracce di cuscino trovate nello stomaco della piccola: in preda alla disperazione, potrebbe averlo addentato per sfamarsi. Nessuna traccia invece di tranquillanti nel latte del biberon trovato di fianco al cadavere di Diana.