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Perché Alessia Pifferi non è pentita di aver lasciato morire la figlia: la spiegazione dell’avvocato

La mamma che ha abbandonato la figlia Diana in casa facendola morire non appare pentita del suo gesto agli occhi dell’avvocato difensore, che spiega anche le cause di questo comportamento.
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Alessia e Diana Pifferi
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Alessia Pifferi non appare pentita di aver abbandonato la figlia da sola in casa per 6 giorni, facendola morire. A confermarlo a Fanpage.it è l'avvocato della donna, Solange Marchignoli, che la difende insieme al collega Luca D’Auria, dopo averla incontrata in carcere.

Alessia Pifferi non è pentita

In una lunga intervista a Fanpage.it, l'avvocato Marchignoli ha ricostruito il suo incontro in carcere con la mamma che ha abbandonato la figlia per 6 giorni in casa causandole la morte e che le ha affidato l'incarico di difenderla dal processo per omicidio.

L'avvocato esclude, almeno per il momento, la possibilità di un pentimento da parte di Alessia Pifferi per quello che ha fatto e ne spiega le motivazioni.

"La frase di pentimento – ha spiegato l'avvocato – potrebbe arrivare da una persona che ha compreso quello ha fatto. Non è il suo caso. Ha capito solo in parte quello che è successo ed è distrutta dal dolore".

"Lei non è un'assassina lucida, vive in questo momento in una bolla e si fa fatica a comunicare", ha aggiunto poi la legale, che ha anche raccontato come la sua assistita non immagini nemmeno l'attenzione mediatica che ha suscitato il caso.

"Non sa – ha rivelato – che l'opinione pubblica è molto dura nei suoi confronti. Non potrebbe essere diversamente perché il fatto è gravissimo, oltre ogni idea di bene e male".

La partecipazione al funerale di Diana

Lo stato del tutto confusionale della donna appare confermato dalla sua richiesta, rivolta all'avvocato, di partecipare al funerale della figlia, che dovrebbero svolgersi venerdì 29 luglio.

Un comportamento che la psicologa clinica e criminologa forense Debora Gatto spiega a Fanpage.it come "un vero e proprio gesto riparatore nei confronti della sua stessa immagine di sé".

"Dunque – conclude la dottoressa Gatto – non dobbiamo considerarlo come un distorto senso di rispetto nei confronti della piccola, ma di un gesto totalmente egoistico a difesa della propria rappresentazione mentale di madre, che necessita di fare a menda attraverso tentativi di questo tipo".

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