Perché alcune gare delle Olimpiadi 2026 potrebbero svolgersi a Torino e non più a Milano
Milano-Cortina 2026. E tra le due, spunta anche Torino. Si butta il capoluogo piemontese, che di Olimpiadi invernali se ne intende (le ospitò infatti nel 2006): "Se ci saranno ritardi, i nostri impianti sono a disposizione". Si tratta di una pista di bob (a Cesana) e una di trampolino (a Pragelato) che, come ha spiegato il sindaco Stefano Lo Russo in una nota della Città Metropolitana, saranno a disposizione "qualora la realizzazione degli impianti per i Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026 subisca criticità e ritardi non colmabili".
Gli impianti già esistenti in Piemonte
L'impianto di Cesena ad esempio, realizzato per i giochi di Torino 2006, è ormai abbandonato. Ma per il 2026, dal Veneto, Luca Zaia ha un dubbio: realizzarne una nuova costerebbe troppo, circa 80 milioni. Ristrutturare quella piemontese, invece, solo 15. E così ecco la risposta del capoluogo sabaudo, che sogna un ruolo anche nelle Olimpiadi previste tra quattro anni.
"La scelta di sfruttare questi due impianti, seppur preceduti da un necessario lavoro di ristrutturazione e di riadeguamento, forse sarebbe dettata anche da ragioni contingenti", ha detto il sindaco di Pragelato, Giorgio Merlo. "E mi riferisco, nello specifico, ai forti e massicci rincari energetici e degli stessi materiali che, come tutti sanno, hanno fatto schizzare in modo spropositato il costo dei cantieri previsti per la realizzazione delle Olimpiadi del 2026″.
"Tempi non compatibili con l'evento del 2026"
Insomma, le lancette corrono veloci e si rischia di non fare in tempo: è necessario pensare a un piano B. Del resto, lo aveva detto anche il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini durante la visita del cantiere della Lecco-Ballabio, colpito da una frana. "L'obiettivo è correre, appaltare, cantierare, commissariare, completare il maggior numero di opere possibili. Per alcune, come la tangenziale di Tirano, i tempi non saranno compatibili con l'evento. Stiamo accelerando".