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Perché ad Alessia Pifferi non è stata riconosciuta la premeditazione per l’omicidio della figlia Diana

Ad Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per aver abbandonato la figlia di 18 mesi in casa lasciandola morire di stenti, sono state contestate le aggravanti dei futili motivi e del rapporto di discendenza. Prima di lasciare la bambina da sola per una settimana aveva preparato una valigia piena di vestiti.
Intervista a Paolo Di Fresco
Avvocato penalista del Foro di Milano
A cura di Francesca Del Boca
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È stata condannata alla pena dell'ergastolo per omicidio volontario Alessia Pifferi, la donna di 38 anni che nel luglio del 2022 ha abbandonato la figlia di 18 mesi da sola in casa per una settimana, trovandola morta di stenti al suo ritorno: in quei giorni, dal 14 al 21 del mese, si trovava nella Bergamasca in compagnia dell'uomo con cui al tempo aveva intrapreso una frequentazione. E se i giudici della Corte d'Assise di Milano hanno riconosciuto le aggravanti dei futili motivi e del rapporto familiare, hanno però escluso quella della premeditazione, contestata dal pm Francesco De Tommasi.

Intanto, cosa si intende per premeditazione?

La premeditazione è un’aggravante del delitto di omicidio e consiste in una particolare intensità del dolo che si ha quando ricorrono due elementi: uno cronologico, ovvero un lasso di tempo significativo tra quando nasce il proposito criminoso e quando lo stesso è messo in atto; l’altro psicologico, vale a dire la macchinazione, la continuità nel proposito o, in parole più semplici, il fatto che in qualche modo sia stato predisposto un piano.

Come si quantifica questo tempo?

La valutazione è sempre rimessa al giudice, e si valuta in base alle circostanze del caso concreto.

In questo caso c'è di mezzo una valigia piena di vestiti. Alessia Pifferi insomma, prima di abbandonare la figlia in casa, avrebbe già avuto in mente di stare via parecchi giorni e causare così la morte della piccola di 18 mesi?

Non significa necessariamente che avesse premeditato l'omicidio della bambina. Con gli elementi che abbiamo, non possiamo affermare con certezza che questa donna lo abbia pianificato. Possiamo affermare, più semplicemente che, abbandonando la bambina, abbia accettato l'idea che potesse morire, ma senza studiare un piano che portasse alla sua morte. Un omicidio volontario nella forma del dolo eventuale.

Cosa si intende per dolo eventuale?

Il dolo eventuale non consiste in una volontà diretta, ma ricorre quando il soggetto si rappresenta il reato come conseguenza possibile del suo comportamento e comunque agisce accettando il rischio che l’evento si verifichi. Alessia Pifferi ha fatto i conti con la possibilità che la figlia morisse ma ha ugualmente persistito nel perseguire i suoi obiettivi, ritenendoli più significativi e rilevanti dell'evento che il suo comportamento avrebbe provocato.

È più o meno grave dell'omicidio volontario "semplice"?

Si tratta di omicidio volontario a tutti gli effetti. Il termine riguarda solamente la qualificazione del dolo.

L'aggravante della premeditazione è stata quindi esclusa dalla Corte d'Assise. Bastano le aggravanti dei futili motivi e del rapporto madre-figlia quindi a far riconoscere l'ergastolo?

Sì. Anzi, aver ucciso un discendente per futili motivi è una circostanza aggravante di per sé già sufficiente a determinare in automatico la condanna all’ergastolo, anche a prescindere dal riconoscimento della premeditazione.

Non sono state riconosciute le attenuanti, nemmeno quelle generiche.

In questa vicenda mi sembra non ci sia spazio per riconoscerle. Una volta accertato da una perizia psichiatrica che Pifferi è in grado di intendere e di volere, il delitto è infatti particolarmente grave: non si può non essere consapevoli delle conseguenze dell'abbandono così prolungato nel tempo di un infante.

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