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Perché a un mese dalla morte di Diana Pifferi non è mai stata trovata una foto con la madre Alessia

Un mese fa veniva trovata morta Diana Pifferi. Vittima, come Elena Del Pozzo, della follia criminale di sua madre.
A cura di Anna Vagli
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Alessia e Diana Pifferi
Alessia e Diana Pifferi
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L’estate del 2022 la ricorderemo per la “mostruosità materna” che l’ha contraddistinta. Era soltanto il 13 giugno quando Elena Del Pozzo veniva barbaramente uccisa da Martina Patti. In quegli stessi giorni, ma del mese successivo, un’altra madre, Alessia Pifferi decideva di abbandonare al suo fatale destino la sua bambina di soli 18 mesi: Diana.

Mentre ricordiamo i riccioli che incorniciavano il volto di Elena Del Pozzo e quei frammenti nei quali all’uscita dall’asilo correva incontro alla madre, di Diana Pifferi non abbiamo video o fotografie che la ritraggono felice con la madre. Ma, forse, bisognerebbe prima chiedersi se Alessia abbia mai immortalato qualche momento di felicità con la sua piccola.  In verità, chissà se mai ha condiviso un ricordo felice.

Diana trovata morta un mese fa

Esattamente trenta giorni fa si scopriva che Diana era un'altra vittima di una maternità non materna, nascosta e negata ancor prima di nascere. È stata partorita prematuramente e clandestinamente nel bagno dell’appartamento del compagno, che aveva conosciuto su di un sito di incontri ed era completamente all’oscuro che la donna portasse in grembo un figlio.  Alessia ha mentito su quella gravidanza perché temeva che la sua relazione sarebbe finita.

Così, aveva poi deciso di lasciarla in ospedale alle cure della nonna per recarsi in vacanza a Montecarlo. Come se non bastasse aveva con il tempo preso l’abitudine di relegarla a casa durante i week end perché lo reputava l’unico modo per rafforzare il rapporto con il nuovo compagno. Diana è stata abbandonata a sé stessa, anche e soprattutto, nella sua ultima settimana di vita. Ed è stata condannata a combattere con la fame e la sete. Tradita persino dalla forza, e forse dal coraggio, di piangere. Del resto, era un copione che aveva imparato a conoscere. L’ultima volta, però, non ce l’ha fatta. Ed è morta di fame e di sete.

Alessia Pifferi ha previsto ed accettato il rischio che sua figlia potesse morire dimostrando tratti spiccatamente egoistici. Ha condannato a morte sua figlia senza alcuna esitazione e senza sporcarsi le mani. Non si è smentita neppure quando è stata tradotta in carcere e ha iniziato a chiedere ossessivamente del compagno. Che, comprensibilmente, ha deciso di tagliare ogni rapporto con lei.

Perché nessuno ha sentito piangere Diana?

Resta ancora un mistero se la piccola Diana sia stata o meno sedata considerato l’avvenuto posticipo degli esami tossicologici. La certezza, ad oggi, è che accanto al corpo della piccola è stata rinvenuta una boccetta contenente benzodiazepine. Senza dubbio, il dato per il quale nessuno dei vicini ha sentito piangere Diana potrebbe significare che la bambina sia stata sedata. In questo senso, una bambina di 18 mesi – percependo esigenze fisiologiche, quali quella della sete – sarebbe stata perfettamente in grado di aprire il rubinetto del bidet per dissetarsi. Dal punto di vista processuale, l’impianto accusatorio cambierebbe radicalmente. Difatti, l'averla sedata confuterebbe ogni dubbio sulla preordinazione criminale. E cioè sulla volontà di ucciderla senza avere il coraggio di guardarla in faccia.

La personalità di Alessia Pifferi

Alessia Pifferi è una madre sanguinaria. Nonostante lo abbia fatto senza sporcarsi le mani è ugualmente responsabile della morte di sua figlia. Era a mio avviso perfettamente lucida quando ha preso la decisione di lasciare sua figlia sola per giorni. E lo era anche nei momenti in cui mentiva al compagno dicendo che Diana si trovava al mare con sua sorella. Insomma, non ha mai perso il contatto con la realtà quando si è determinata a lasciarla in condizioni di morire. Quella figlia Alessia non l’aveva mai voluta. Ed il perché lo abbiamo ampliamente descritto: era un ostacolo alla vita che aveva sempre desiderato vivere.

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Del resto, posto che l’esistenza dell’istinto materno non è scientificamente provata, non si può prescindere anche da un'altra inconfutabile consapevolezza. Mettere al mondo un bambino crea sicuramente un legame indissolubile per chi lo ha sempre desiderato. Ma può turbare irrimediabilmente chi non vuole un figlio, ma si ritrova ad averlo. Si era addirittura cucita addosso la professione di psicologa infantile, quasi come se avesse voluto assumere un’etichetta sociale finalizzata ad attribuire credibilità al ruolo di madre che, in cuor suo, sapeva non essere in grado di adempiere. Una madre negligente, egocentrica ed egoriferita.

Non ha mai percepito i bisogni di Diana, al contrario la identificava come un qualcosa che si poneva in antitesi rispetto al suo concetto di felicità. Non a caso in carcere si è preoccupata esclusivamente di capire perché il compagno non la chiamasse. Non una parola su quanto accaduto. La sua vicina di cella ha dichiarato che Alessia trascorre le sue giornate piangendo, sdraiata e con lo sguardo rivolto al soffitto. Nella totale solitudine della detenzione. Chissà se realizzerà che quella stessa solitudine l'ha fatta sperimentare anche alla sua creatura.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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