Perché a Milano i tram si indicano al maschile e gli autobus al femminile
Se a Milano dici di dover prendere "il 4" tutti sanno che ti riferisci a un tram, ma se invece chiedi informazioni per "la 60" è ovvio che cerchi un autobus. No, i milanesi non conoscono a memoria i numeri di tutti i mezzi, semplicemente usano in modo diverso l'articolo: al maschile per le linee tranviarie, al femminile per quelle di autobus e filobus. Ma a cosa si deve questa strana abitudine linguistica?
A cercare di spiegarlo è stato Vermondo Brugnatelli, linguista e professore dell'Università degli Studi di Milano Bicocca. Secondo lui la scelta del genere davanti al numero dipende prima di tutto dalla cosa a cui il numero si riferisce ora o si riferiva in passato. Bisognerà quindi cercare i nomi che stavano tra l'articolo e il numero e che col tempo, nel parlato, sono stati prima sottintesi e poi si sono persi.
Per quanto riguarda le linee tranviarie è facile intuirlo: la parola sottintesa è "tram", al maschile, e per questo si dice "il 4", "il 19", "il 21". Più complessa è la spiegazione per il femminile di autobus e filobus. Brugnatelli ipotizza che, almeno per quanto riguarda il filobus, la scelta del genere potrebbe dipendere dal fatto che una volta le linee di questi mezzi erano chiamate anche "filovie", quindi al femminile.
E per gli autobus? Improbabile, sostiene il professore, che il femminile dipenda dalla parola "corriera", perché si tratta di un nome poco utilizzato. La spiegazione è molto più semplice: prima del 1969 gli autobus di Milano non erano indicati con i numeri, ma con le lettere dell'alfabeto, a cui noi ci riferiamo usando il femminile (diciamo "la A"). Quando il sistema fu cambiato, i parlanti non fecero altro che sostituire le lettere con i numeri corrispondenti, ma mantennero gli articoli femminili che erano ormai abituati ad usare. La frase "Ho preso la E" si trasformò semplicemente in "Ho preso la 54".
Una concordanza che oggi, a pensarci bene, ci appare strana e innaturale racchiude così una pagina della vecchia Milano, a dimostrazione di come la lingua e le nostre abitudini nel parlare possano raccontare a loro modo la storia.