“Per Natale vorrei un lavoro, ma mi considerano vecchia”: un’imprenditrice che ha perso tutto con il Covid
L'aria di festa, gli auguri, le lucine. Il Natale può essere tanto bello quanto difficile, soprattutto per chi si trova a vivere una condizione particolare. È il caso di Savina Perchinelli, 50enne milanese che con il Covid ha perso il lavoro ed è caduta in depressione. Ma la forza l'ha trovata e la trova ogni giorno nell'aiutare gli altri. Ed è qui che la sua strada ha incrociato quelle di Maurizio Gangi e Alessandro Canfora.
"Non volevamo buttare le provviste del nostro ristorante"
"Ero un'imprenditrice – racconta a Fanpage.it Savina Perchinelli -, avevo aperto un ristorante con il mio socio un anno e mezzo prima del Covid. Poi purtroppo a causa della pandemia abbiamo dovuto mettere tutto in stand by e aspettare l'evolversi della situazione. Non volevamo però buttare via tutto il cibo già acquistato e quindi abbiamo pensato di fare pacchi spesa per i più bisognosi: ho creato una pagina Facebook che si chiama “Solidarietà di quartiere Niguarda-Bicocca-Bresso”. Ho conosciuto l'associazione il Pellicano onlus, con cui collaboro, e insieme abbiamo iniziato a distribuire viveri alle famiglie indigenti".
"A luglio del 2020 però – continua Savina -, non potendo più affrontare le spese dell'affitto e le cambiali che avevamo firmato, abbiamo dovuto chiudere, quindi abbiamo perso tutto, completamente. Questo mi ha portato a una depressione totale. Perché comunque significava avere quattro figli a casa e non sapere come barcamenarmi, avevo il reddito di cittadinanza, ma mi serviva a mala pena per mettere il piatto a tavola e pagare la bolletta della luce e del gas. Però ci sono tante altre esigenze, quindi mi sono ritrovata a dover dire di no anche alle cose che servono: la merenda per i miei bambini, lo sport che praticavano…".
"L'unica cosa che ho tenuto in piedi – ricorda Savina – è stata la pagina Facebook e l'attività a essa legata, che ha aiutato gli altri ma ha aiutato molto anche me, perché perdere un'attività e perdere tutto, non avere più niente, è veramente frustrante, però ho avuto modo di vedere persone che stanno molto, molto peggio e che all'improvviso si sono ritrovate anche senza un tetto sulla testa".
Come funziona la pagina di Savina
"Sulla pagina pubblichiamo post dove riportiamo le iniziative di beneficenza, per esempio regali di Natale per i bambini o raccolte alimentare per le famiglie. Le persone mi chiamano o mi scrivono, io vado a fare il ritiro e poi accumuliamo tutto nella sede del Pellicano. Dividiamo cercando di dare un po’ per uno, per accontentare tutti. Io dico sempre che siamo una squadra unita: chi ha dona, e chi non ha riceve.
Maurizio, "Otto anni fa ho perso tutto"
Tra le persone che hanno potuto usufruire della generosità di Savina c'è Maurizio Gangi, 57 anni, residente in una casa popolare di Milano insieme alla sorella, invalida totale.
"In questi otto anni sono rimasto senza niente – racconta Maurizio a Fanpage.it – Mi arrangio aiutando qualche amico in qualche lavoretto, mi dà una mano Savina con i pacchi alimentari. Insomma, in qualche modo cerco di andare avanti e non mi scoraggio: sono sempre stato forte, non mi abbatto facilmente, nonostante dovrei piangere, strapparmi i capelli che non ho".
Alessandro, "Le cimici hanno mangiato il mio sacco a pelo"
Anche Alessandro Canfora ha bussato alla porta di Savina. 52enne di origini siciliane, si è trasferito a Milano in cerca di lavoro.
"Ora sono in strada al freddo, sto sopravvivendo alla giornata. Avevo anche un sacco a pelo, ma siccome ho dormito in un dormitorio che era pieno di cimici, ora è inutilizzabile".
"Ho sempre lavorato nel settore alberghiero e della ristorazione, sono arrivato a Milano ma purtroppo è subentrato il Covid che mi ha dato il colpo di grazia, perché la ristorazione non c'era più e io ho perso la casa dove abitavo, il lavoro e tutto, perché non è che avevo un lavoro a tempo indeterminato".
"Quindi – continua – è da allora che verso in grave difficoltà, oltretutto ho il morbo di Crohn, sono stato in ospedale di recente, sto facendo una terapia del dolore perché ho un'altra infezione".
Troppo "vecchi" per lavorare
C'è un elemento che accomuna le storie di Savina, Maurizio e Alessandro: la difficoltà nel rientrare nel mondo del lavoro a causa dell'età.
"Dopo la chiusura del ristorante – dice Savina -, ho lavorato per enti, per aziende e società tramite il servizio sociale del Comune, ma non è servito, così mi barcameno con lavori a chiamata nella ristorazione. Purtroppo c'è sempre il discorso dell'età: avendo 50 anni, diventa più difficile integrarsi nel mondo del lavoro, perché si preferisce il ragazzo giovane".
"Sono otto anni che sono in cerca di un lavoro – dice Maurizio -, ma purtroppo data la mia età ho solo respingimenti, probabilmente cercano ragazzi un po’ più giovani. Il lavoro che ho fatto per tanti anni era nella ristorazione, ho avuto anche impieghi stagionali. Insomma mi sono sempre dato da fare per vivere, per il mio orgoglio, per la mia dignità".
"Spesso e volentieri – aggiunge Maurizio – mi sono sentito dire ‘Ah ma lei ha più di cinquant'anni. E va beh, ci facciamo sentire noi, stavamo cercando una posizione di una persona più giovane'. Pur avendo un ottimo bagaglio, un ottimo curriculum, un'ottima esperienza non riesco più a accedere alle posizioni lavorative".
Il sogno di Natale
"Se potessi esprimere un desiderio, per Natale vorrei un lavoro", dice sicura Savina. Stesso desiderio per Maurizio, mentre Alessandro vorrebbe "poter avere un'abitazione per poter risalire la china".