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Per 8 lavoratori lombardi su 10 lo stipendio nel pubblico è insufficiente: “Non è più un’aspirazione, ma un ripiego”

Una ricerca elaborata da BiblioLavoro, centro studi di Cisl Fp Lombardia, ha rilevato come per l’83 per cento dei lavoratori nell’amministrazione pubblica lo stipendio sia ormai “insufficiente rispetto al costo della vita”. Tra gli aspetti che scoraggiano di più, le “poche opportunità di crescita” e la “mancanza di valorizzazione”.
A cura di Enrico Spaccini
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"Il lavoro pubblico non è più un'aspirazione, ma un ripiego". È il commento di Angela Cremaschini, segretaria generale della Cisl Fp Lombardia, in merito alla ricerca realizzata dal centro studi regionale del sindacato BiblioLavoro sulla pubblica amministrazione. Prendendo in esame un campione composto da oltre mille lavoratori, è emerso che tra principali fattori che "scoraggiano le persone ad avvicinarsi alle professioni del pubblico" ci sono soprattutto la "retribuzione insufficiente rispetto al costo della vita" e la "mancanza di valorizzazione e riconoscimento del lavoro svolto".

Per più 8 lavoratori su 10 lo stipendio è "insufficiente"

L'età media del campione intervistato da BiblioLavoro è di 51,8 anni, con solo il 10 per cento dei lavoratori che ha meno di 39 anni. Secondo l'83,2 per cento di loro, un lavoro nell'amministrazione pubblica non è più attrattivo come un tempo a causa di una retribuzione considerata ormai "insufficiente rispetto al costo della vita".

Per più della metà di loro, contribuiscono anche le "poche opportunità di crescita professionale e avanzamento di carriera” (55,2 per cento) e la "mancanza di valorizzazione e riconoscimento del lavoro svolto" (51,5 per cento).

Lo stress nell'ambiente di lavoro e la questione sicurezza

Particolare attenzione è stata riservata anche a quanto l'ambiente di lavoro sia diventato ormai "stressante o poco motivante". Il 60 per cento dei lavoratori ha dichiarato di sentirsi "spesso o sempre” stressato. Una condizione che ricade soprattutto sulle donne, sul personale sanitario e su chi lavora su turni. Soprattutto chi lavora nella sanità lamenta problemi di sicurezza, mentre sette su dieci affermano di non ricevere alcun supporto per la gestione dello stress dalla struttura in cui operano.

Per Cremaschini, è uno "scenario preoccupante". Considerando il blocco contrattuale del periodo 2010-2019, la segretaria generale della Cisl Fp Lombardia ha sottolineato come "il potere d’acquisto nel pubblico impiego è calato del 16 per cento rispetto al privato". Per quanto riguarda le aggressioni, "nel contratto non siglato della sanità avevamo introdotto il supporto psicologico per le vittime, oltre alla costituzione dell’ente come parte civile nei processi: non si possono lasciare sole le persone che mentre lavorano subiscono atti di violenza".

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