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Pedina e invia 100mila messaggi a una ragazza e alla sua famiglia: “Dovrai sposarmi”

Un uomo di 35 anni, cittadino egiziano, ha perseguitato la donna presentandosi nei luoghi da lei frequentati e inviandole più di 100mila messaggi: voleva a tutti i costi che la donna diventasse sua moglie. Dopo una condanna a 3 anni, ora nei confronti del 35enne è stato eseguito un provvedimento di espulsione.
A cura di Giorgia Venturini
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Aveva deciso che una ragazza che conosceva, ma con la quale non aveva mai avuto una relazione, sarebbe diventata a tutti i costi sua moglie. Così un uomo di 35 anni, cittadino egiziano, ha perseguitato la donna presentandosi nei luoghi da lei frequentati e inviandole più di 100mila messaggi. E oltre: in più occasioni le avrebbe sbarrato la strada, si è introdotto nel suo palazzo arrivando persino a bloccarle la porta dell'ascensore. Tutto con l'obiettivo di celebrare il matrimonio.

Il 35enne è stato denunciato dalla donna e condannato a tre anni per il reato di atti persecutori. Nel pomeriggio di ieri giovedì 22 febbraio la polizia ha eseguito a Milano un provvedimento di espulsione emesso dal Ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico: nei suoi confronti era stato già rigettato il permesso di soggiorno per pericolosità sociale. Il 35enne infatti è stato ritenuto responsabile di atti persecutori non solo nei confronti della donna ma anche della sua famiglia e ai condomini del palazzo in cui vive la ragazza. Ovvero l'uomo agiva contro tutti quelli che si opponevano al matrimonio. Da qui è stato ritenuto una persona pericolosa e quindi è stato deciso il provvedimento di espulsione.

La donna sarebbe stata vittima per anni degli atti persecutori dell'uomo: tutto sarebbe infatti iniziato nel 2017 quando i due si sarebbero incontrati, ma tra il 35enne e la vittima non c'è mai stata una relazione sentimentale. Per l'uomo il volere della donna non era importante, lui aveva deciso che sarebbe stata sua moglie e quindi nella sua testa avrebbe fatto di tutto pur di celebrare questo matrimonio. Fortunatamente gli atti persecutori sono finiti con l'arresto e con una condanna.

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